da Roma
Di fronte a un «big business», un affare da 13 miliardi di euro lanno, come quello del Tfr, il gioco dei veti incrociati non poteva che essere durissimo. Lo stesso Roberto Maroni, parlando nei giorni scorsi col Giornale, sembrava sorpreso desser riuscito a portare questa riforma al momento finale, lapprovazione in Consiglio dei ministri. Gli interessi contrapposti di 22 associazioni delle imprese industriali, delle piccole aziende, dei lavoratori, delle banche sembravano aver trovato una composizione soddisfacente per tutti.
Per tutti, tranne che le assicurazioni. Sui giornali di ieri spiccava unintervista di Fabio Cerchiai, presidente dellAnia (lassociazione delle imprese assicuratrici), in cui si annunciava già il ricorso alla Corte costituzionale contro una limitazione presente nel provvedimento: in breve, se il lavoratore interessato avesse deciso di versare il flusso del futuro Tfr in un fondo aperto (non aziendale, né di categoria, ma gestito da banche e assicurazioni) avrebbe potuto disporre solo della propria parte di Tfr; la parte spettante al datore di lavoro ne sarebbe stata esclusa e questo avrebbe reso meno conveniente lopzione per linteressato. Dice ancora Cerchiai: «I fondi chiusi significano consigli damministrazione e apparati, decisioni su dove indirizzare masse enormi di danaro: parliamo di 13 miliardi lanno».
Le argomentazioni dellAnia devono aver trovato sponde allinterno del governo. Ma non è stato questo lunico motivo di rinvio del provvedimento. Gianni Alemanno, ad esempio, ha chiesto che venisse approfondito il protocollo sottoscritto con lAssociazione bancaria per quanto riguarda le condizioni di credito per le piccole imprese che perdono lautofinanziamento costituito dal Tfr. Tra i più convinti sostenitori di un rinvio, anche sine die, Giorgio La Malfa.
Sullo sfondo delle perplessità di natura tecnica, sono emerse in Consiglio dei ministri anche difficoltà politiche. Qualcuno ha voluto far pagare al partito di Maroni alcuni recenti atteggiamenti sgraditi. La discussione del provvedimento è stata fatta slittare allultimo punto dellordine del giorno, per evitare che i malumori del Carroccio si sfogassero sullAlitalia (il Consiglio ha infatti approvato il provvedimento sui requisiti di sistema per il trasporto aereo). Quindi è giunta la bocciatura sul Tfr.
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