È dettato solo dal buon senso, ma è un grande assist per la Ferrari al centro delle polemiche seguite al sorpasso «pilotato» di Alonso su Massa nel Gp di Germania. Perché Bernie Ecclestone, il gran capo del business F1, è inglese e gli inglesi sono parsi fra i più accaniti accusatori della manovra del Cavallino; e, soprattutto, perché Ecclestone e la Ferrari, negli ultimi anni, hanno avuto più dissapori che condivisioni dintenti. Però Bernie, prima pilota di scarso successo, poi manager di piloti, quindi patron delle Brabham mondiali di Nelson Piquet, di corse e giochi di squadra ci capisce parecchio. Per cui non ha potuto esimersi dallammettere che un team ha il diritto di far quel che vuole.
E bravo Bernie. «Il divieto degli ordini di scuderia impartiti ai piloti è forse da abolire e sicuramente da ridiscutere» ha detto. «Devo confessare» ha aggiunto «che non posso dissentire da chi la pensa così: credo che quanto viene fatto allinterno di un team e il modo in cui una squadra gestisce il tutto sia una questione che riguarda solo il team stesso... i responsabili devono poter decidere come meglio credono».
Un assist importante in prospettiva, dunque. Perché il 10 settembre il Consiglio Fia si riunirà per valutare il comportamento della Rossa e se, come pare, il presidente Jean Todt dovesse fare un passo indietro (conscio che troppe volte come ds di Peugeot e poi Ferrari ha impartito ordini di scuderia), a presiedere lassise sarà il suo vice, linglesissimo Graham Stoker. E non sarebbe proprio il massimo visto che la Ferrari sta lottando per il titolo con due team britannici (della McLaren si sa, quanto alla Red Bull è austriaca ma gestita e costruita da inglesi) che hanno subito sparato sul Cavallino. Fra laltro, ci si domanda che cosa rischierà a settembre la Rossa: si potrà andare dalla conferma dei 100mila dollari di multa, alla cancellazione dei punti costruttori o a una pena severa che andrebbe a toccare anche la classifica piloti poi sospesa a patto che certe manovre non si ripetano in futuro. Si vedrà.
Per la verità, anche lex patron di Benetton (periodo post Briatore) e Bar, David Richards, inglesissimo, la pensa come Ecclestone; e con lui lex pilota David Coulthard, ora commentatore e per di più consulente Red Bull: «Gli ordini ci sono sempre stati e ci saranno, basta con questa ipocrisia».
Che davvero stia prevalendo il buonsenso?