Assogestioni: non funziona la distribuzione

da Milano

L’industria italiana del risparmio gestito è malandata (70 i miliardi di raccolta persi nel primo semestre), ma a fare inceppare gli ingranaggi dei fondi è soprattutto la rete di vendita, in gran parte nelle mani delle banche. Il presidente di Assogestioni, Marcello Messori, utilizza toni più cauti ma il messaggio è chiaro: i fondi non sono riusciti «ad assorbire un’allocazione del risparmio inefficiente, ma il problema non si può affrontare con il fai-da-te, bensì risolvendo le questioni di interazione tra distribuzione e risparmiatori», ha detto Messori, distinguendo tra le responsabilità dei gestori e quelle altrui, a partire dalle banche cui fa capo il 90% della distribuzione. Lo stesso intreccio che il presidente della Consob, Lamberto Cardia, ha giudicato una «debolezza strutturale», allineandosi alle critiche mosse dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi.
«Imminente» anche l’esito del tavolo di riforma avviato dalla Vigilanza, ha proseguito Messori, sottolineandone la «forte convergenza». Le conclusioni sono attese tra oggi e lunedì, ma Giulio Tremonti detta la linea dell’esecutivo: «Il governo - ha sottolineato il ministro del Tesoro - è fortemente contrario alle ipotesi che imporrebbero alle nostre grandi banche di cedere la struttura di risparmio gestito a operatori esteri che prendono i nostri capitali e li investono per le loro imprese». Messori, anticipando il tradizionale studio in cui Mediobanca bacchetta i gestori, ha ammesso i problemi dal punto di vista dei rendimenti.

Dovuti, però, anche «all’errato profilo temporale degli investimenti», che vede i risparmiatori esporsi sull’azionario quando le Borse sono ai massimi e vendere a crollo avvenuto. E la responsabilità è nel dialogo tra distribuzione e clienti.

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