Giuseppe Salvaggiulo
da Milano
Le assunzioni «politiche» allAcquedotto pugliese sono irregolari, ma revocarle costerebbe troppo. È la conclusione a cui è giunta linchiesta interna della società, i cui risultati sono stati inviati ieri a Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, ente proprietario al 100% dellAcquedotto. Era stato lo stesso governatore, una settimana fa, a chiedere informazioni sulle assunzioni a tutte le società controllate. Il caso aveva investito la giunta, perché uno degli assunti era Pierluigi Introna, figlio di un assessore regionale. Il giovane avvocato si è dimesso dallAcquedotto tre giorni fa.
Sono complessivamente 67 le assunzioni effettuate dallAcquedotto dallinizio dellanno, a fronte di 52 persone che hanno lasciato il posto di lavoro. Il documento conclusivo dellindagine spiega che il regolamento interno della società prevede una procedura in quindici fasi per garantire la correttezza delle assunzioni: «La verifica effettuata ha evidenziato numerose non conformità». Le violazioni più frequenti sono: «assenza di richiesta di autorizzazione al direttore generale per reclutamento esterno in caso di indisponibilità di risorse interne (57 casi), assenza di proposta al direttore generale per lassunzione degli idonei (48 casi), assenza di valutazione delle proposte e autorizzazione nellassunzione (48 casi), assenza di visite mediche pre-assunzione per lidoneità (57 casi).
Una lista che evidenzia, secondo il presidente dellAcquedotto Riccardo Petrella, «una situazione di pesante non rispetto delle regole», che si aggiunge allo scandalo per lingaggio di figli di sindacalisti, dirigenti di Asl, manager dello stesso Acquedotto, collaboratori di politici. La conseguenza più logica sarebbe la revoca delle assunzioni, e Petrella sostiene di aver preso in considerazione questa ipotesi.
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