Asta d’oro, allo Stato tante case della Regione

Asta d’oro, allo Stato tante case della Regione

Complimenti a Burlando Claudio, governatore! È sicuramente un bel colpo, quello messo a segno ieri dalla Regione Liguria. Che ha piazzato al miglior offerente, Fintecna (cioè, il potere pubblico, lo Stato sovrano, nei confronti del quale l’amministrazione di De Ferrari è forte debitore per faccende di sanità) un bel pacchetto di immobili ex Asl, 390 in tutto, al prezzo di 203 milioni di euro. Fintecna verserà il gruzzolo - tanta manna, per le casse asfittiche della Regione - avendo rilanciato l’offerta massima nell’asta pubblica che si è svolta ieri mattina, in una delle stanze ovattate della Filse, la finanziaria regionale. Si partiva da una base di 168,5 milioni di euro. Le due cordate rimaste in gara, Fintecna e il gruppo Malacalza (dopo l’abbandono di Scenari Liguria Size 2), hanno dato vita a un colorito testa a testa con 25 rilanci in poco meno di mezz’ora. Alla fine, toccata quota-203, Vittorio Malacalza, imprenditore genovese con partecipazioni finanziarie e industriali in vari campi, dalla siderurgia al medicale, ha lasciato campo libero al «rivale» Vincenzo Cappiello, amministratore delegato del gruppo pubblico. «Ce ne vorrebbero, di soggetti come Malacalza e Fintecna per contribuire allo sviluppo economico e sociale del territorio» commenta subito Mario Giacomazzi, imprenditore immobiliare, titolare del gruppo omonimo. E aggiunge: «I due concorrenti avevano obiettivi diversi, e si sono mossi di conseguenza. Il patrimonio, comunque, è stato valutato bene. Personalmente non ho fatto il tifo per nessuno. A entrambi faccio i complimenti». Ancora più soddisfatto Burlando, che difatti sottolinea, praticamente euforico: «È un grande risultato che smentisce clamorosamente coloro che in queste settimane ci accusavano di svendere. L’offerta è superiore di ben 70 milioni di euro al debito assunto dalla Regione. Credo che potrà rimanere a disposizione della Regione una cifra molto importante che destineremo alle politiche abitative per i cittadini». Non sono d’accordo i consiglieri regionali Nicola Abbundo e Matteo Marcenaro (Pdl): «Troviamo decisamente fuori luogo l'euforia di Burlando. Stiamo liquidando il nostro patrimonio. Riflettiamoci: se una società pubblica acquista i beni della Regione a 203 milioni e conta di guadagnarci, perché non l'ha fatto direttamente la Regione? Se, invece, Fintecna ci rimetterà, sarà l'ultimo tentativo di salvataggio del governo Prodi all'amico Burlando».
Resta l’interrogativo «etico» a proposito di una amministrazione pubblica che, per coprire un buco dei conti, vende allo Stato - il creditore! -, tramite una sua controllata, un po’ di case di proprietà. Di tutto questo non s’è avuto sentore ieri, nel corso dell’asta. Malacalza - abito blu scuro, camicia a righe e cravatta rigorosamente rossoblu-Genoa come da passione calcistica - s’è fatto accompagnare da un solo scudiero, mentre Cappiello era circondato da uno stuolo di assistenti. Entrambi seduti in prima fila, di fronte ai banditori e al video che scandiva i tempi - un quarto d’ora - entro cui effettuare i rilanci da un milione di euro ciascuno. Si è andati avanti per un po’, senza scosse, come una partita a tennis. Poi, avvicinandosi la soglia fatidica dei 200 milioni, anche Malacalza ha avuto un ripensamento, e si è consultato col vicino, la mano davanti alla bocca, come Cassano. Pareva dicessero: «Ma ci sono i soldi?». I soldi, in realtà, Malacalza ce li ha tutti e anche di più. È uno dei (pochi) imprenditori solvibili a Genova e non solo. Eppure ha detto: «Stop. Mi ritiro». Prima di allontanarsi, ha approfittato per parlare di siderurgia, la sua passione: «Quanto costerebbe rifare Taranto? Mah, sono cambiati i tempi. L’acciaio è così, un anno ti ammazza, un anno dopo ti fa diventare ricco». L’amministratore delegato di Fintecna - anch’egli in blu d’ordinanza, camicia celestina con cifre, cravatta regimental - annuisce convinto. I secondi passano veloci, Malacalza pare il più contento, nonostante l’apparente sconfitta, ma non rilascia dichiarazioni: «Ho perso, va bene così». Non è molto più prodigo Cappiello che pure sottolinea al Giornale: «Questa operazione rappresenta la conferma della continuità della presenza di Finteca in Liguria».

Però si rifiuta di farsi fotografare mentre stringe la mano al concorrente (si fa per dire): «Sapete, non vorrei, che di questi tempi si pensasse male, che c’è stata un’intesa...». Ma andiamo, chi potrebbe dire una cosa così incredibile? Se mai, è il caso di brindare alla Regione, che, con questi soldi, non avrà più necessità di aumentare le tasse ai liguri. Forse.

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