«Si corre il rischio che lItalia resti a piedi!». È lallarme lanciato da Marcello Panettoni, presidente di Asstra, lassotrasporti pubblici locali, in occasione del 6° Convegno nazionale della categoria. «È quanto meno strano che il Paese - lamenta - consideri il Tpl alla stessa stregua della sanità, degno cioè di una forma di assistenza dovuta al cittadino». «Cè bisogno di ben altro - tuona Elio Catania, presidente dellAtm - e per porre fine ad una crisi del settore che dura da 10 anni il governo dovrà mettere a bilancio almeno un miliardo lanno fino al 2018». Più dell80% delle aziende che gestiscono il Tpl hanno i bilanci in rosso.
«Per recuperare e cominciare a lavorare sul modello europeo - aggiunge - il tempo è ormai scaduto. È giunto il momento di realizzare una grande e moderna infrastruttura di servizio pubblico locale». Il segnale lanciato da Catania è stato raccolto dai partecipanti alle tre giornate di Napoli, principalmente dalle aziende di trasporto e dallindustria del materiale ferro-gomma, in attesa di confrontarsi in altre sedi istituzionali. Il Tpl è una realtà che vale 30-40 miliardi, pari al 2-3% del Pil, con un giro daffari annuo di oltre 8 miliardi a fronte di una forza lavoro di 116mila addetti. Per avere unidea della dinamica della domanda di mobilità complessiva, il numero dei passeggeri/km è stato nel 2008 di 1,6 miliardi (+11,4% sul 2007). In Italia le aziende leader del Tpl sono la milanese Atm e la torinese Gtt, presenti nel territorio anche su scala regionale. A Napoli si è avuta conferma dellimminente integrazione tra le due società, da cui nascerà un colosso da 1,4 miliardi di fatturato annuo. In particolare, Atm gode di un buono stato di salute. «Nel 2008 abbiamo chiuso lesercizio - dichiara Catania - con un utile di 206 milioni, al netto di 516 nuove assunzioni, che saranno un migliaio nei prossimi tre anni, nonostante significativi investimenti per lacquisto soprattutto di materiale rotabile destinato alle linee Mm e alle ferrovie regionali e a quelle tranviarie in chiave di Expo». In Italia Ansaldo Breda (40%), Gruppo Finmeccanica, e Firema (30%), imprenditoria campana, si dividono il mercato di treni e tram.
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