L’anno che se ne va merita di essere dedicato al Mitomane Ignoto. Tartaglia, Susanna e Farouk il nigeriano sono i suoi volti emblematici, almeno più recenti. Tre ignoti che diventano celebrità tramite l’attentato al Potere, al Sacro e alla Superpotenza. Violare la loro inviolabilità, offrendo al mondo lo spettacolo della vulnerabilità del Potere e insieme dell’Eroe capovolto che deflora le Massime Autorità e passa alla storia come Erostrato che incendia il tempio di Diana. Della loro azione isolata, anche se disperatamente globale, restano a noi contemporanei gli effetti: controlli infiniti negli aeroporti, fino al rito umiliante di togliersi le scarpe per entrare nella moschea occhiuta dei metal detector; l’Ovest e l’America tornano fortezze assediate, aumenta la lontananza tra i leader e la gente comune. Diffidenza globale e paura generale.
Sarà un caso, ma in pochi giorni di fine anno sono accaduti tre episodi di fila al cui centro c’è un soggetto isolato, magari disturbato, forse fomentato, che voleva tradurre in fatto e gesto un discorso d’odio (Al Qaida per Farouk e l’antiberlusconismo o l’antipapismo per Tartaglia e la Maiolo). Penosa la mortificazione dei familiari che si sentono vittime e complici biologici al tempo stesso, dei loro dissennati figli. Ma, pur nella patologia dei casi - o nell’opposta tesi della complicità di un clima o un gruppo -, credo che meriti un pensiero di fine anno questo titanismo rovesciato e paranoico che oppone il Singolo all’Apparato, l’uomo di strada sconosciuto ed emarginato al Potere Vistoso e Protetto, civile e religioso, politico e militare. E che si fa strada uscendo con la forza dall’anonimato, con un balzo, con un’effigie o con una carica di esplosivo, attraverso un Medium, la tv o un aereo, comunque un veicolo di comunicazione globale. Per dimostrare che l’Ignoto può violare l’Intoccabile, l’Ultimo può vendicarsi del Primo, il Solo può far saltare la Folla acclamante o viaggiante.
Di bombardieri solitari, di attentatori mitomani, di testimonial narcisisti in cerca di un gesto simbolico ad alta risonanza, siamo circondati. Ci sono milioni di potenziali Tartaglia, Susanna e Farouk, fanatici dell’Islam in pieno Occidente. La paura di alcuni, la timidezza imbranata di altri, la prevalenza di stati depressivi sull’esaltazione, arginano per fortuna il numero dei concorrenti all’Atto Infame. Ci sono poi quelli che sparano contro l’ignoto a Capodanno o lanciano sassi al Prossimo Ignoto da un cavalcavia e ci sono innumerevoli esercizi di sadismo su obbiettivi ravvicinati, ex amanti, superiori o subalterni. Ma la sindrome potenziale più diffusa è quella di colpire e violare il Potere, per ottenere un triplice scopo: vendicarsi della sua potenza mostrando che non è onnipotente né immortale; scaricare sul suo prestigio le cause della propria infelicità; conquistare la celebrità collegandosi a rovescio ad un Mito.
Le tre spiegazioni confluiscono in una più sbrigativa: l’Invidia, il detonatore per sfondare il muro dell’ignoto. Se non si può diventare eroi per la via diritta, si sceglie la via capovolta, il canone inverso. L’emulazione mediante violazione, la consacrazione tramite dissacrazione. Dietro la crescita paurosa di questo battaglione di attentatori potenziali c’è l’isolamento e l’ossessione di congiungersi agli altri, alla propria epoca, alle masse e ad una setta, reale o immaginaria, mediante un atto rituale. Sentirsi armati dallo Spirito del tempo o da una misteriosa Volontà Superiore, un invisibile potere, un dio, una massa di presunti oppressi e vittime impotenti, o un’élite di veggenti, oppure un’arcana verità che si coglie da soli contro tutti.
Forme di esaltazione della propria solitudine ma con vista sul mondo, per congiungere la propria isolata mente ad un Tutto, ad un’Età, ad una Società trascendentale. Sullo sfondo c’è la perdita della realtà e la convinzione indotta dai media interattivi di poter modificare il video abbattendo le icone: il mitomane vuole uscire dalla realtà ed entrare nella televisione, cliccando sulla vittima. Non a caso invidia viene da in-video. Tramite invidia muta da spettatore in attore, entra nel video e nella leggenda. Non uccide, come fece Gaetano Bresci con Re Umberto I, non spara come fece Ali Agca a Papa Wojtyla. Ma come Tartaglia simula l’attentato e usa simulacri come il Duomo. Il kitsch è l’imitazione pacchiana e finta dell’originale.
Ho immaginato, per coronare la loro mitomania, un evento a sorpresa: il matrimonio folle tra la Pazza Susanna e il Pazzo Massimo celebrato dal Papa. Testimoni per la sposa il Cardinal Etchegaray e il Rettore della Sapienza dove fu impedito l’accesso al Papa, e per lo sposo Berlusconi e Di Pietro. Scelti in chiave simbolica, nella logica dantesca dell’analogia e del contrappasso. Paggetto di colore Farouk, che porta lo strascico di velo rosso della sposa e poi organizza il lancio di confetti contundenti e fuochi d’artificio. Immagino le loro bomboniere, statuine del Duomo naturalmente, l’album cine-fotografico dei coniugi Tartaglia e il loro viaggio di nozze a San Pietro e Piazza Duomo, con gite ad Arcore e ad Anagni dove piovono schiaffi papali. Non voglio immaginare, invece, la loro prole; alla loro educazione civica penserà il padre, a quella religiosa la madre. Ho scherzato, per esorcizzare il male in clima festivo, anche perché i tre gesti per fortuna non hanno fatto morti, ma solo vittime provvisorie e non gravi. La vera gravità disperante riguarda invece gli stessi aggressori e la quantità dei loro complici guardoni, i loro fan su Facebook e non solo. La crudele follia non ha redenzione, esige pietà sul piano cristiano, terapia sul piano clinico e giustizia sul piano umano.
Il pericolo maggiore del futuro non sarà la guerra tra Stati e forse nemmeno con terroristi, partigiani o bande irregolari. Ma proprio l’azione folle e disperata di isolati contro il Mondo e i suoi Principali. Altri scarponi voleranno verso altri Bush, altre transenne saranno scavalcate da mitomani ignoti, altri oggetti e altre bombe saranno lanciati contro l’anonimato e la solitudine e altri simboli del potere saranno profanati in mondovisione.
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