Leggere non serve. Ma è un atto di libertà e un'esperienza vitale

Un saggio di Enrico Terrinoni spiega come i libri e i grandi autori ci insegnino tolleranza e "sapienza"

Leggere non serve. Ma è un atto di libertà e un'esperienza vitale
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Il saggio di Enrico Terrinoni, Leggere libri non serve. Sette brevi lezioni di letteratura (Bompiani, pagg. 176, euro 12), colpisce subito per il suo tono provocatorio. Dichiarare che leggere "non serve" sembra un invito alla resa culturale. In realtà, il libro vuole proprio ribaltare questa impressione: dietro la formula paradossale si nasconde una difesa del valore della letteratura e della lettura, presentata non come esercizio scolastico o competenza tecnica, ma come esperienza vitale. E anche come gesto politico. Ognuno legge a modo suo. Questa diversità spinge ad accettare punti di vista lontani dal proprio. Sono la tolleranza e la presa di coscienza (parola chiave) il risultato ultimo delle ore che passiamo assorti tra le pagine.

Il volume si articola in sette capitoli, ciascuno costruito attorno a una parola-esperienza: sogno, infinito, eresia, coscienza, onda, profezia, silenzio. Non sono categorie critiche né definizioni accademiche, ma suggestioni scelte per aprire prospettive insolite su autori notissimi. Anzi. Più che suggestioni, sono incantesimi, del resto il sette è un numero magico. Ogni incantesimo funge da bussola: orienta il discorso, stimola associazioni, mette in luce un aspetto del rapporto tra testo e lettore. Così quando leggiamo che i romanzi della Woolf sono cavalloni dai quali lasciarsi travolgere, non possiamo non pensare che il mare, nella legge non scritta dei sogni, di solito indica l'inconscio o il modo in cui ci vediamo. E dunque la Woolf va a colpire là dove noi siamo ma senza saperlo. Il fatto che la coscienza sia anche esterna, un rumore di sottofondo di cui ci dimentichiamo, e che le nostre esperienze siano il frutto dell'ascolto consapevole di quel rumore, è un concetto che torna, e pare proprio venire da Marsilio Ficino via Giordano Bruno, uno degli eroi di Terrinoni. Entrambi, Ficino e Bruno, accusati di essere maghi...

Veniamo ai singoli saggi. Shakespeare rappresenta la potenza inesauribile del linguaggio teatrale, capace di dare voce a dilemmi universali. Italo Svevo incarna l'introspezione e la coscienza moderna, con le sue fragilità e incertezze. Virginia Woolf è evocata per la sua capacità di dare forma all'onda delle percezioni e alla musicalità del pensiero. La coscienza come insieme (non sempre) organizzato di frammenti. Giordano Bruno richiama l'eresia, il pensiero che osa infrangere i confini dell'ortodossia.

Accanto a questi nomi, Terrinoni inserisce altre presenze che rafforzano il quadro. Oscar Wilde porta con sé l'idea della letteratura come gesto estetico e insieme etico, capace di denunciare le ipocrisie sociali. William Blake incarna la visione profetica e la potenza dell'immaginazione che abbatte i limiti della realtà empirica. James Joyce, infine, è richiamato come simbolo di un linguaggio che reinventa se stesso, sperimentando fino a trasformare la lettura in esperienza radicale.

Il filo conduttore è l'idea che leggere non possa essere ridotto a strumento di utilità immediata. Non fa guadagnare e non fa ottenere vantaggi concreti. La sua funzione è di altra natura: apre mondi, alimenta immaginazione e coscienza, permette di sviluppare uno sguardo più libero e critico. In questo senso, leggere diventa un atto di resistenza rispetto a un tempo dominato dalla velocità della comunicazione digitale e dalla logica dell'algoritmo.

Il libro evita i toni accademici. Non è un manuale né un saggio sistematico. È un testo pensato non solo per chi già frequenta la letteratura, ma anche per chi cerca un punto di accesso meno tecnico e più evocativo. Sorpresa. Alla fine, questo piccolo libro (160 pagine), non solo si fa leggere con piacere ma addirittura impartisce una lezione civile senza avere l'aria di farlo.

L'epilogo è destinato al rapporto tra letteratura e scienza. La lettura non si può delegare a un intelligenza artificiale. Le tecnologie digitali possono riprodurre testi, elaborarli, riassumerli, ma non possono generare stupore o emozione. È proprio questa dimensione di meraviglia, di sospensione del tempo, che rende la lettura indispensabile. Ma c'è di più e di meglio. Le concezioni oscillatorie della coscienza finiscono con l'evocare la fisica quantistica. Forse la letteratura ci dice qualcosa non solo del mondo interiore ma anche della realtà che ci circonda.

Il paradosso del titolo si chiarisce alla fine: leggere libri non serve se pensiamo in termini strettamente utilitaristici, ma diventa essenziale se consideriamo ciò che la lettura offre alla nostra vita spirituale e civile. Non è un mezzo per ottenere altro: è un fine, un'esperienza che arricchisce in sé stessa.

Con queste sette lezioni, Terrinoni invita a recuperare

la lentezza, il silenzio, la capacità di sognare e di immaginare l'infinito. È una proposta culturale, ma anche un suggerimento di vita: in un mondo sempre più veloce e distratto, leggere non è un lusso, ma una necessità.

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