Da attrice «maledetta» a cantante alternativa

Da attrice «maledetta» a cantante alternativa

A 14 anni si recò da un giudice per ottenere l’emancipazione, e fu talmente ostinata da ottenerla per poter sfuggire alle leggi sul lavoro minorile che limitavano a non più di 5 ore il lavoro giornaliero dei giovani attori-studenti. Juliette Lewis, che non amava la scuola, poté così sbarazzarsi del suo tutore-guardiano e dedicarsi interamente e senza vincoli al cinema. Una passione che eredita già a 7 anni dal padre attore. In «Vite dannate» (1990), una storia vera di abusi sesso e violenza, è Amanda Sue Bradley, il primo minorenne e ricevere la pena di morte. Il film le vale un po’ di popolarità e il fidanzamento con Brad Pitt. L’aura maledetta di ragazza interrotta le si cuce addosso, il successivo ruolo è la sorella narcolettica della famiglia disastrata da tragedie incombenti di «Crooked Hearts». Poi l’esplosione, con Scorsese che le consegna il personaggio ambiguo e sensuale di Danielle in «Cape Fear». Questo solo l’inizio di una brillante carriera cinematografica che da quattro anni sembra ave accantonato, per dedicarsi alla musica.

E così Juliette arriva questa sera a Breakout 2010, il festival in corso a Villa Serra con il suo ultimo lavoro discografico intitolato «Terra incognita», primo album della cantante intitolato semplicemente «Juliette Lewis».
Prima della sua esibizione saliranno sul palco Leeroy Thornhill e Tying Tiffany.

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