In amore smuovete le foglie dello scontato per scovare i frutti nascosti, più deliziosi...

Si dice che l’amore è cieco. Per me no. Non ne sono convinto. Piuttosto io credo che l’amore sia presbite: vede bene da lontano. Quando si vedono bene solo macchie, sbavature, errori, mancanze, imprecisioni, incompletezze, vuol dire che ci si è allontanati

In amore smuovete le foglie dello scontato per scovare i frutti nascosti, più deliziosi...

L'estate è il tempo del buon riposo doveroso e meritato, ma secondo me è anche e soprattutto il momento favorevole e opportuno per gustare, rinsaldare, restaurare, rinvigorire legami belli e importanti che diamo troppo per scontati.
Si racconta che una donna, matura all’anagrafe ma non così tanto all’apparenza, arrivò in confessionale, confidando che il caldo la agitava e a volte la turbava, in quanto vedendo facilmente attorno a lei giovani e adulti palestrati mostrarsi in tutta la loro solida bellezza, era assalita da continue fantasie erotiche, ovunque si trovasse. Il parroco, che la conosceva, si ricordò che nel suo giardino di questa fedele dominava rigogliosa una pianta di fichi. Da gran goloso le propose come esercizio di penitenza che ogni volta che fosse colpita da questi desideri arrapati, mettesse un fico in una cesta, così da rendersi conto della sua realtà.
Ovviamente poi avrebbe dovuto consegnarla in canonica. Dopo una settimana tornò con una cassetta stracolma. Il prete strabuzzò gli occhi pensando a come il frutto del peccato fosse piccante per la donna, ma molto dolce per lui. Quando la prese in mano però la trovò leggerissima, cominciò a spostare le foglie in superficie e trovò foglie, foglie, solo foglie. Nessun fico. Il sacerdote perplesso e deluso obiettò: «Ma qui non c’è nulla!». La furba donna gli replicò simpaticamente: «Caro don, anche nelle mie fantasie non c’è sostanza ma solo apparenza!». Dove sta il peccato? Sta davvero nella fantasia della donna o piuttosto nella golosità approfittatrice del parroco? Questo racconto mi ha fatto tornare alla mente una pagina ben più culturale ed elevata. C’è una scena in Bertold Brecht in cui il protagonista Karl è con la moglie e lei per esprimere il suo amore gli dice: «Caro, io ti conosco. So quando hai fame, sete, sonno, so di cosa hai bisogno, so cosa ti piace. So, so, so». Karl va poi dall’amante, che per esprimergli il suo amore dice: «Caro, io non so niente di te. So soltanto che il mio cuore batte forte quando i tuoi passi si avvicinano». In ogni istante della vita ognuno può scegliere dove porsi dentro questa scena: se essere «coniuge» legato «con il giogo» del «si deve perché è così» oppure se essere «amante» (come verbo al participio). In inglese «love» curiosamente è verbo e non sostantivo, è azione e non teoria. Il rischio è che i cellulari vibrino più dei sentimenti.
Attenzione!!! Non è un invito a trovarsi un’amante per l’estate (!!!), ma ad avere un «cuore amante» con l’attenzione a smuovere le foglie dello scontato per accorgersi che nascosti ci sono frutti meravigliosi e deliziosi, con la voglia di fermarsi a gustare nella condivisione, con il desiderio di meraviglia, con la forza di lottare contro la monotonia appiattente. Si dice che l’amore è cieco. Per me no. Non ne sono convinto. Piuttosto io credo che l’amore sia presbite: vede bene da lontano. Quando si vedono bene solo macchie, sbavature, errori, mancanze, imprecisioni, incompletezze, vuol dire che ci si è allontanati. Vale secondo me soprattutto in copia, ma anche nei rapporti familiari e amicali di vario genere. L’estate è una grande pianta di fichi, rigogliosa e possente, che ci dona la possibilità di riavvicinarsi e di assaggiare quei frutti dolci che sono i dialoghi, i racconti, le condivisioni, le risate, i sogni, le prospettive, i desideri, la spensieratezza, le chiacchiere, i ricordi. L’albero del fico poi ha un’altra meravigliosa caratteristica: è generoso di ombra per chi si ferma e si siede accanto a lui. In questo ci dà un consiglio: quello di fermarci, di rallentare, di dare tempo non solo a rianimare, ricostruire, rivitalizzare, rigustare i legami relazionali più buoni e intensi, ma anche e soprattutto quel legame tutto particolare che c’è con se stessi, rendendosi conto con un sano orgoglio di quanto in questi mesi si è stati fruttuosi, comunque e nonostante tutto. Ci sono sicuramente stati momenti di inverno in cui tutto sembrava gelato e nero. Ci sono stati momenti di autunno in cui ogni cosa cadeva e si perdeva. Ci sono stati anche momenti di primavera in cui piccoli germogli smuovevano sogni.

Ora però è estate, è il tempo dei frutti, ma soprattutto è il momento di gustarli. Come per i fichi c’è il rischio che se li mangino gli insetti, che caschino marciti solo perché non li abbiamo considerati. Che peccato, perché sono proprio buoni!

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