
I punti chiave
- Il Pasolini più intimo (mai studiato a scuola)
- L'insidioso Gattopardo a cui nessuno arriva
- I Trenta, il decennio che sovvertì il mondo
- Rispetto, parola chiave scelta dalla Treccani
- L'impatto dell'uomo sul pianeta devastato
- Così Paolo Borsellino sperava nei giovani
- L'indignazione inutile, il motore dei social
Sono 524.415 gli studenti che ieri hanno affrontato la prima prova della maturità. Una prova speciale per chi, nel 2020, aveva dovuto affrontare l'esame di terza media «blindato» dalla pandemia, e quindi con modalità insolite. La prova di italiano è consistita nell'analisi di testi molto vari, che hanno spaziato dalla letteratura alla storia all'attualità. Oggi la seconda prova scritta: latino al classico, matematica allo scientifico, lingua e cultura straniera 1 al linguistico, poi materie diverse per ciascuno degli altri indirizzi.
Il Pasolini più intimo (mai studiato a scuola)
Novembre 1975, Lido di Ostia: una data che continua a bruciare nella coscienza collettiva ma che forse ai maturandi 2025 dice poco. È lì che fu trovato assassinato, Pier Paolo Pasolini, intellettuale tra i più lucidi e controversi del Novecento italiano. Cinquant'anni dopo il suo omicidio, la traccia di maturità lo riporta al centro del dibattito. Una scelta che è molto più di un omaggio: è un invito alla riflessione. È stata proposta una sua poesia giovanile, il componimento Appendice I è tratto da «Dal diario» (1943-1944), in cui emerge una voce intima, fragile, esistenziale. Niente invettive, nessuna rabbia contro il potere o il consumismo, ma il respiro di un'anima solitaria poco più che adolescente che cerca senso nel silenzio del paesaggio e nelle illusioni della memoria. La scelta del ministero appare tanto più significativa se letta alla luce della ricchezza della recente edizione critica di «Tutte le poesie», curata da Walter Siti per Mondadori.
L'insidioso Gattopardo a cui nessuno arriva
La seconda traccia proposta per l'analisi del testo è la parte del Gattopardo di Giuseppe Tomasi da Lampedusa, che tratta della visita di Angelica, fidanzata di Tancredi, alla famiglia dei principi di Salina. Una traccia che non ha riscosso molto successo tra gli studenti anche perché, come dice la scrittrice siciliana Stefania Auci, «oggettivamente né Il Gattopardo né Pasolini vengono presi in esame durante le ore di studio», ciò che dimostra «l'ennesimo scollamento tra i programmi ministeriali e quello che i ragazzi riescono a fare durante l'anno». In ogni caso si tratta di «una traccia estremamente insidiosa perché bisogna, innanzitutto, conoscere la trama del testo. Il Gattopardo' è un libro che presuppone, soprattutto, un'ampia conoscenza di ciò che è stata l'Unità d'Italia per le Regioni del Sud Italia. Non so quante persone abbiano approfondito questo passaggio a scuola. È una traccia che presenta una serie di criticità come, del resto, anche quella su Pasolini che a scuola non si fa praticamente mai».
I Trenta, il decennio che sovvertì il mondo
Un'altro dei brani di cui gli studenti hanno dovuto sintetizzare il contenuto, individuare le motivazioni e offrire riflessioni è quello sul libro dello storico Piers «Gli anni Trenta. Il decennio che sconvolse il mondo». Un imponente affresco storico di un decennio drammatico, segnato ancora dalle conseguenze della Prima Guerra Mondiale e sfociato nella Seconda con l'invasione tedesca della Polonia nel 1939. Un decennio in cui si affermò il nazismo in Germania, si consolidarono il fascismo in Italia e il comunismo in Unione Sovietica, dilagò la disoccupazione provocata dal crollo di Wall Street nel 1929, scoppiò la guerra civile spagnola ed emersero le difficoltà interne alle democrazie liberali. Una traccia «certamente interessante» che «presuppone da parte dello studente una conoscenza approfondita dei fatti storici evocati e una capacità di collegare fra loro argomenti che riguardano la dimensione storica, economica, istituzionale», dice Francesco Perfetti, presidente della Giunta storica nazionale e docente di Storia contemporanea.
Rispetto, parola chiave scelta dalla Treccani
Una riflessione sul concetto di rispetto, scelta come parola dell'anno nel 2024 dalla Treccani. Una necessità sociale, una guida perché i maturandi crescano adulti responsabili. E un ottimo spunto per collegarsi a tematiche come i femminicidi, argomento su cui i ragazzi si sono sicuramente preparati. «Il rispetto deve aiutarci e farci riflettere sulla necessità di coesione sociale, con l'utilizzo di un linguaggio non offensivo» spiega Massimo Brai, direttore generale della Treccani. «Il dizionario dell'italiano Treccani definisce il rispetto come un sentimento e atteggiamento di stima, attenzione, riguardo verso una persona, un'istituzione, una cultura, che si può esprimere con azioni o parole». «Questa parola - spiegano Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani - dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico, fin dalla prima infanzia, e poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia e nel lavoro».
L'impatto dell'uomo sul pianeta devastato
Curioso il caso di Telmo Pievani, il filosofo autore di «Un quarto d'era (geologica) di celebrità». Il suo testo, edito da Feltrinelli, è stato scelto come uno dei sette spunti di riflessione proprio nell'anno in cui il figlio di Pievani sostiene la maturità. «Spero che non abbia scelto me come traccia», dice lui con un filo di ironia. Il brano proposto è relativo «all'impatto umano sul pianeta» e contiene «dati di una recente scoperta la quale ha dimostrato che il peso di tutti gli oggetti del mondo ha superato quello umano». Pievani è da anni un punto di riferimento per chiunque voglia comprendere le sfide e le complessità del mondo contemporaneo attraverso la lente rigorosa e affascinante della biologia evoluzionistica, e il brano in questione offre ai ragazzi la possibilità di «partire dal passato e, in un percorso evolutivo, guardare all'oggi proiettandosi verso il futuro». Conclude: «Non ho mai pensato di poter finire tra gli autori delle tracce dell'esame di maturità. È stata una sorpresa».
Così Paolo Borsellino sperava nei giovani
Per il tema di attualità è stato proposto ai ragazzi un testo del giudice Paolo Borsellino: «I giovani, la mia speranza», pubblicato il 14 ottobre del 1992 su Epoca, pochi mesi dopo l'attentato in cui è rimasto ucciso. «Nutriva un'enorme speranza nelle future generazioni ed abbiamo sempre pensato che a reggere i suoi sforzi vi fosse il senso di una prospettiva alta di un cambiamento in meglio della nostra società civile» commentano i figli Lucia, Fiammetta e Manfredi. «Nella sua famosa frase 'se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo' è condensata tutta la speranza che la sua attività di magistrato impegnato sul fronte antimafia potesse incidere sulle coscienze di tutti i cittadini, all'interno di un percorso segnato dal sacrificio di tantissime magnifiche vite umane». Il tema ha offerto un bellissimo spunto per far parlare di giustizia e onestà la generazione che potrebbe realmente cambiare.
L'indignazione inutile, il motore dei social
L'ultimo testo da analizzare era un articolo di Anna Meldolesi e Chiara Lalli pubblicato su Settelo scorso 13 dicembre: «L'indignazione è il motore del mondo social. Ma serve a qualcosa?». L'articolo parte da uno studio pubblicato sulla rivista Science in cui i ricercatori hanno analizzato post e tweet di 1500 persone per capire quali sono le emozioni, le caratteristiche dei tweet e dei post che vengono rilanciati e le reazioni immediate, istintive, conseguenti a questi messaggi.
«Mi auguro i giovani sappiano usare meglio i social, il 50 medio se la cava male, è facile fare meglio, speriamo siano più bravi, ironici e spiritosi», dice Chiara Lalli, che si dice «molto allenata alla ferocia sui social: lavorando e scrivendo di aborto, maternità surrogata, omogenitorialità sono abituata a vedere reazioni primitive, di pancia, totalmente irrazionali». Anche Lalli è sorpresa di essere finita tra Pasolini e Tomasi di Lampedusa. «Forse avevano finito i Pirandello», scherza.