
“Non era lui il vero bersaglio. Ero io”. Arcangelo Caressa, figura di spicco nel mondo del soccorso veterinario e dell’addestramento cinofilo, rompe il silenzio dopo la tragica morte di Bruno, il cane molecolare trovato morto all’alba del 4 luglio nel centro specializzato di Talsano, alle porte di Taranto. La causa del decesso: un wurstel imbottito di chiodi lanciato oltre il cancello del centro.
Caressa, direttore tecnico nazionale dell’ENDAS, preparatore di unità cinofile antidroga e antisommossa, racconta di settimane precedenti segnate da minacce di morte, anche ricevute faccia a faccia. “So chi è stato – ha dichiarato al Corriere della Sera –. E si tratta di un nome noto, con precedenti pesanti, persino per omicidio. Ora voglio vedere il colpevole dietro le sbarre”.
La storia di Bruno, il cane eroe
Bruno non era un semplice cane. Era un bloodhound molecolare, uno dei pochi in Italia specializzati nella ricerca di persone scomparse. In sette anni di servizio ha contribuito a salvare nove vite, molte delle quali affette da Alzheimer, disperse tra Puglia e Basilicata. Il suo lavoro lo aveva portato anche al caso del piccolo Diego, il bimbo di 4 anni ritrovato morto nel 2020 vicino al fiume Bradano. Per i suoi meriti, era stato premiato personalmente dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
“Bruno era il mio compagno di vita, il mio collega”, ha raccontato con la voce rotta l’addestratore. “Le persone che ha salvato mi stanno chiamando, piangono. Non riescono a crederci. Bruno era parte della comunità. Ha fatto più bene lui di tanti uomini”.
Un atto premeditato
La procura di Taranto ha aperto un’indagine per uccisione di animale, aggravata da crudeltà e premeditazione. Gli inquirenti stanno visionando i filmati delle telecamere di sorveglianza della zona nella speranza di identificare il responsabile. Per Caressa non ci sono dubbi: “Non è stato un gesto casuale. Vogliono che mi faccia da parte. Ma io non mi piegherò mai. Questo è un attacco vile, fatto per soldi e per vendetta”.
Il sospetto è che la morte di Bruno possa essere collegata alle attività professionali di Caressa, che oltre all’addestramento di cani da soccorso ha collaborato con le forze dell’ordine in sequestri di animali maltrattati e coinvolti in combattimenti clandestini. “Mi faccio nemici ogni giorno. Questa potrebbe essere una pista”.
La rinascita di Bruno
Bruno era arrivato un anno fa da una famiglia di Roma che lo aveva descritto come aggressivo. Fu allora che Caressa, esperto in riabilitazione comportamentale, decise di prenderlo con sé. A Taranto, il cane cominciò un nuovo percorso, prima di recupero e poi di specializzazione. “Gli bastava annusare un indumento o una traccia di sangue e ti conduceva dritto a quella persona. Nel suo ultimo intervento, a Noci, aveva localizzato una persona in campagna dopo aver annusato la sua dentiera”.
Un simbolo da non dimenticare
La comunità è sconvolta.
In molti chiedono giustizia per Bruno, simbolo di dedizione, amore e professionalità. Caressa, intanto, promette battaglia: “Sapere chi è stato e non poter fare nulla mi logora. Ma confido nella giustizia. Non smetterò mai di lottare per la verità”.