Per più di un secolo, il Complesso dell’Osservanza di Imola non è stato semplicemente un edificio: è stato un universo a sé, uno degli ospedali psichiatrici più grandi d’Italia, con padiglioni, officine, alloggi per il personale, viali alberati. In molti, nel Novecento, avevano un legame diretto con quel luogo: un imolese su tre, si racconta, o ci lavorava, o ne era in qualche modo legato. Quel pezzo di città, simbolo di isolamento e sofferenza, sta però ora cambiando pelle. Sta diventando un laboratorio di futuro.
Nel contesto di un gigantesco piano di rigenerazione urbana, l’Osservanza si trasforma infatti un Parco dell’Innovazione con un investimento di oltre 22 milioni di euro. Circa 16,9 milioni arrivano dai fondi PNRR, altri 4 milioni sono garantiti dal Con.Ami, e oltre un milione giunge tramite il Fondo per le opere indifferibili. Si tratta di un progetto ambizioso, ma anche profondamente radicato nella storia di Imola: non si cancella il passato, lo si riconosce e lo si eleva come fonte di riflessione e di rinascita.
I lavori sono in corso su tutti i fronti e dovrebbero concludersi entro il 31 dicembre 2025. Ma il piano guarda già avanti: l’obiettivo è che da giugno 2026 le prime startup, attività culturali e aziende possano insediarsi nel Parco dell’Innovazione.
Le quattro linee di intervento riflettono perfettamente la doppia anima del progetto, tra memoria e innovazione. Il Padiglione 1, ad esempio, ospiterà i nuovi spazi dell’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro”, una delle istituzioni musicali più importanti al mondo: gli ambienti sono stati infatti sistemati per garantire un’acustica di livello elevato e accogliere studenti da tutto il mondo, proprio lì dove un tempo c’era il silenzio cupo del manicomio. Quanto agli ex Artieri - cioè le officine un tempo sorte per servire l’ospedale (falegnami, idraulici, elettricisti) - si trasformeranno in un hub moderno di innovazione: spazio condiviso per giovani imprese, startup, collaborazioni tra scuole, università e il sistema produttivo locale. Nei padiglioni 10 e 12 si farà invece memoria attiva: un laboratorio museale dedicato alla storia psichiatrica di Imola, con archivi digitali, testimonianze, materiali storici, anche raccolti grazie al contributo di cittadini che hanno vissuto il manicomio da vari punti di vista. E infine la ex cabina elettrica, che diventerà “la Centralina”, un presidio dedicato alla mobilità sostenibile gestito dall’Associazione Giocathlon.
Questa trasformazione non è mai presentata come una rinuncia o un oblio. Al contrario: il progetto valorizza la memoria storica, anche quella dolorosa, perché diventi motore di consapevolezza. Come ha raccontato il sindaco di Imola, Marco Panieri, durante un sopralluogo, il Parco dell’Innovazione rappresenta «uno spazio di competenze, nuove tecnologie e valore», dove il recupero architettonico dialoga con la missione sociale.
Panieri non nasconde l’ambizione del progetto, ma anche la concreta determinazione di farlo funzionare. «Negli ultimi anni, a Imola, abbiamo gestito circa 250 milioni di euro di investimenti per ridisegnare l’immagine della città e proiettarla verso una nuova fase di sviluppo. Abbiamo creato una cabina di regia efficiente, coinvolgendo in modo coordinato tutti gli attori chiave del territorio. Un modello che ci ha permesso di governare al meglio queste risorse e di arrivare a completare i lavori in anticipo rispetto alle scadenze stabilite dal PNRR».
Ed è proprio questo modello collaborativo che rende il progetto dell’Osservanza più credibile e meno astratto: non è un intervento isolato, ma parte di un più ampio disegno di rigenerazione che coinvolge il Comune, il Con.Ami, la Città Metropolitana di Bologna, l’Università di Bologna e gli enti locali. «Imola ha dimostrato di essere una città concreta, efficiente e capace», aggiunge Panieri.
Il Parco dell’Innovazione non è soltanto un’opera infrastrutturale, ma un vero esperimento urbano: un tentativo di trasformare una ferita storica in un punto di forza. Dove prima rimbombavano urla e isolamento, oggi si disegneranno note, si creeranno imprese, si costruiranno relazioni.
È un percorso ambizioso che guarda al futuro con il peso del passato ben presente, ma non paralizzante. Imola non sembra più la “città dei matti”: sta diventando la città di tutti, quella in cui la memoria diventa motore di un nuovo ed evidente slancio civico.