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Cittadinanza, doppio fronte caldo tra USA e Italia: l’analisi dell’Avv. Aprigliano sulla stretta che può cambiare il destino degli italo-discendenti

Da una parte, negli Stati Uniti avanza la proposta Moreno, un disegno di legge che punta a introdurre un modello di “cittadinanza esclusiva” per cui un americano non potrebbe più conservare il passaporto di un altro Paese. Dall’altra, in Italia è in corso la revisione della storica normativa jure sanguinis

Cittadinanza, doppio fronte caldo tra USA e Italia: l’analisi dell’Avv. Aprigliano sulla stretta che può cambiare il destino degli italo-discendenti
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La questione della cittadinanza torna al centro del dibattito internazionale e riguarda da vicino milioni di italo-discendenti. Da una parte, negli Stati Uniti avanza la proposta Moreno, un disegno di legge che punta a introdurre un modello di “cittadinanza esclusiva” per cui un americano non potrebbe più conservare il passaporto di un altro Paese. Dall’altra, in Italia è in corso la revisione della storica normativa jure sanguinis, con un limite alla trasmissione della cittadinanza solo alla seconda generazione. Due vicende distinte, ma che toccano lo stesso nodo, chi decide davvero sull’identità di un individuo?

A segnalarlo è l’Avv. Salvatore Aprigliano, fondatore dello Studio Legale Aprigliano e considerato uno dei principali esperti italiani in materia di cittadinanza e diritti degli italo-discendenti. Lo Studio, che segue da anni ricorsi complessi, dalla discendenza materna ante 1948 ai casi di naturalizzazione che interrompono la linea italiana, osserva con particolare attenzione l’evoluzione normativa su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Il tema americano è semplice solo in apparenza. La proposta Moreno stabilisce che un cittadino statunitense titolare di un’altra cittadinanza debba scegliere entro un anno quale mantenere. In mancanza di dichiarazione, si considererebbe automaticamente rinunciatario a quella americana. Una norma che, se approvata, inciderebbe direttamente su oltre 20 milioni di italo-americani. Ma soprattutto, si scontrerebbe con due precedenti storici della Corte Suprema: Afroyim v. Rusk (1967) e Vance v. Terrazas (1980), secondo cui la perdita della cittadinanza può avvenire solo per volontà espressa e consapevole del soggetto.

Aprigliano firm

Aprigliano lo ricorda con fermezza: «In tutte le grandi democrazie la cittadinanza si perde solo con un atto davvero volontario. Nessun automatismo, né negli Stati Uniti né in Italia, può sostituire la volontà del cittadino». E proprio l’automatismo è il cuore del problema. La presunzione legislativa di rinuncia appare difficilmente compatibile con la giurisprudenza costituzionale americana, che ha sempre escluso che lo Stato possa “spogliare” un individuo senza una manifestazione inequivocabile di intenti.

Anche in Italia il dibattito è tutt’altro che marginale. La riforma approvata nel 2025 restringe la trasmissibilità dello status civitatis ai soli discendenti entro la seconda generazione, modificando una tradizione giuridica ultracentenaria. Milano, Roma, New York e Buenos Aires osservano la vicenda con attenzione, per migliaia di famiglie la possibilità di dimostrare una linea di cittadinanza costruita in tre o quattro generazioni rischia di svanire.

La normativa è ora davanti alla Corte costituzionale, che nel marzo 2026 dovrà valutare se il nuovo impianto sia o meno compatibile con l’art. 22 della Costituzione, che vieta di privare la cittadinanza per ragioni politiche o discriminatorie. Per Aprigliano, il parallelismo con il caso statunitense è evidente: «La domanda è la stessa su entrambe le sponde dell’Atlantico: fino a che punto uno Stato può limitare un diritto che deriva dalla nascita e dall’identità familiare?».

Il punto, al di là delle questioni tecniche, riguarda anche il futuro del soft power italiano. Oltre oceano la comunità italo-americana rappresenta da decenni un asset strategico, diffusione del Made in Italy, presenza economica, influenza culturale. Se gli USA dovessero scoraggiare la doppia cittadinanza e l’Italia limitare il jure sanguinis, lo scenario potrebbe cambiare in modo importante, meno cittadini italiani nel mondo, minore capacità di proiezione internazionale e un legame storico indebolito.

Aprigliano sintetizza così: «La cittadinanza degli italo-discendenti non è solo un fatto giuridico: è una componente fondamentale del soft power italiano, che ha contribuito in modo decisivo alla diffusione del Made in Italy nel mondo». Una prospettiva che assume peso anche per chi, negli anni, ha investito tempo e risorse per mantenere viva la linea documentale di famiglia.

Per questo lo Studio Legale Aprigliano continua a seguire l’evoluzione delle due riforme, pronto a intervenire tanto sul piano giudiziario quanto in quello dell’interpretazione normativa. L’esperienza maturata nei ricorsi contro le restrizioni legislative e nella tutela degli italo-discendenti diventa oggi un punto di riferimento in un momento in cui la cittadinanza torna a essere non solo un istituto giuridico, ma un terreno di confronto politico, costituzionale e, sempre più, geopolitico.

Le prossime decisioni del Congresso americano e

della Corte costituzionale italiana definiranno il perimetro del diritto alla cittadinanza per milioni di persone. E, con esso, una parte significativa dell’identità italiana nel mondo. https://eligibility.apriglianos.com/

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