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Quei "Compagni di scuola" che raccontano gli italiani da 35 anni

Trentacinque anni fa usciva nelle sale cinematografiche "Compagni di Scuola", la commedia corale e agrodolce di Carlo Verdone. Un film che racconta benissimo uno spaccato di vita comune a tanti italiani

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Lo squallore, il disagio, ma anche la curiosità di rivedersi dopo tanti anni. A chi non è capitato di fare una rimpatriata con i vecchi compagni di scuola, quelli del liceo, a distanza di molto tempo dall'ultimo giorno trascorso insieme tra i banchi. Le sensazioni sono strane, controverse, c'è la voglia di scoprire che cosa è diventato lo scapestrato dell'ultima fila o come sia diventata la tua vecchia fiamma adolescenziale. Poi, esce fuori anche quella punta di orgoglio che tende a farti apparire migliore di quello che sei in realtà, per risultare agli occhi dei vecchi amici come quello che è riuscito ad acciuffare i sogni di gioventù.

Affiora anche una nota felice, che è quella di riscoprire le affinità e la complicità dei tempi andati, come se la fine del liceo fosse capitata appena il giorno prima. Le solite battute, l'appello a memoria e tutto quello che serve per ricostruire le fondamenta dell'antico rapporto quotidiano. Alla fine ne esce fuori una serata agrodolce, a tratti drammatica, come ci viene ben raccontata da Carlo Verdone, regista e attore del film uscito al cinema nel dicembre del 1988: "Compagni di Scuola".

Una produzione complessa

Carlo Verdone racconta che il suo film nasce sull'onda di una sua esperienza personale, dopo aver trascorso una squallida serata con i compagni di classe del liceo che non vedeva da vent'anni. Insieme agli sceneggiatori Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi, caccia fuori una sceneggiatura corposa e fuori dai suoi schemi. Il tema è intenso e con risvolti a tratti drammatici. Un campo fino a quel momento inesplorato dal mattatore romano. Il produttore, Mario Cecchi Gori, è invece perplesso: "Prenderai schiaffi da tutti a Natale", continuava a ripetere a Verdone. Dopo aver letto il copione, di oltre centoventi pagine, lo getta in aria. "È troppo verboso e non si ride mai", conclude il grande Mario. Verdone però non ci sta e difende la sua creatura. Cecchi Gori, come un buon padre, dà fiducia al suo pupillo e acconsente a dare semaforo verde al film.

Compagni di scuola

Salta fuori un altro problema non da poco, questa è una commedia corale e vengono scritturati una ventina di attori. Quando iniziano le riprese della pellicola, in una villa sulla via Appia Antica, non è facile mettere insieme un cast così numeroso. Mario Cecchi Gori ogni giorno passa vicino a Verdone, e sottovoce dice: "Sono troppi gli attori, non ci affeziona a nessuno". Il cast, invece, è strepitoso, umile e ben calato nella parte. Ogni figura spicca per personalità e si riescono a comprendere concretamente le loro anime. Quando il film è pronto viene proiettato in anteprima in una sala privata al cospetto di buona parte della Cecchi Gori, da Mario e Vittorio in giù, intenti a scoprire se Carlo ha fatto centro. Dopo i titoli di coda, Mario si avvicina a Verdone e si congratula con lui: "Dirigi i film meglio di come li scrivi".

Compagni di scuola, premiato e apprezzato

Il film sbancherà il botteghino guadagnando quasi 9 miliardi di lire, collocandosi al decimo posto tra i migliori incassi del 1988. Compagni di Scuola sarà protagonista anche ai David di Donatello, con la candidatura a miglior film e quella per la miglior regia, oltre al premio che andrà alla grandissima Athina Cenci per il ruolo di attrice non protagonista. La piccola perla di Carlo Verdone diventerà ancora più celebre e osannata nel tempo, collocandosi tra le pietre miliari del cinema nostrano.

BULLO Angelo Bernabucci, 70 anni. Il comico, nato nel '44, viveva a Roma. Viene ricordato   per i film «Compagni di scuola» e «Fratelli d'Italia»

Si ride con Angelo Bernabucci (al suo primo ruolo nel cinema), verace e spietato nel ruolo di Finocchiaro, cattivissimo nei confronti di Fabris, interpretato da Fabio Traversa. Così come si sorride con il dissennato Christian De Sica, nei panni del cantante Tony Brando. Al tempo stesso ci si arrabbia per il tremendo Massimo Ghini, politico senza scrupoli, o per lo scherzo di pessimo gusto orchestrato dal duo Alessandro Benvenuti - Maurizio Ferrini. Quel film riesce ad affrontare temi importanti con grande semplicità, facendoci calare nei panni dei protagonisti con naturalezza. Ed è questa la sua forza, anche a distanza di 35 anni.

In fondo, tutti quanti siamo stati dei compagni di scuola.

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