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"Covid, Conte, Boccia e Patuanelli si dimettano dalla commissione per farsi interrogare"

Zedda (Fdi): dalle audizioni e dalle inchieste del Giornale troppe ambiguità su cui vogliamo fare chiarezza

"Covid, Conte, Boccia e Patuanelli si dimettano dalla commissione per farsi interrogare"
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Da titolare dello Sviluppo economico il grillino Stefano Patuanelli approvò l’acquisizione da parte del suo ministero dell’ingresso in nel polo biotech a Siena che avrebbe dovuto dare all’Italia le cellule monoclonali necessarie per evitare il secondo lockdown. Così no fu, come ha ricostruito il Giornale. E così Fratelli d’Italia chiede le sue dimissioni dalla commissione Covid. Ne parliamo con il senatore Antonella Zedda.


L’inchiesta de Il Giornale sui monoclonali ha rivelato i rapporti opachi tra politica, interessi economici e scelte sanitarie. La Commissione le prenderà sul serio?
«Le prende estremamente sul serio. Quando un’inchiesta giornalistica mette in fila fatti, presunte omissioni e contraddizioni, la politica ha il dovere di verificare. Ignorare sarebbe una scelta colpevole, non neutra».

Nel suo intervento introduttivo ad Atreju lei ha parlato apertamente di responsabilità politiche nella gestione della pandemia. Chi ha sbagliato davvero?
«Ha sbagliato il governo quando ha preso decisioni vitali - come il lockdown nazionale - fuori dai processi formali di verbalizzazione, senza trasparenza e quindi senza assunzione di responsabilità. Ma ha anche sbagliato chi tra i tecnici ha preferito non disturbare chi governava all’epoca anziché prendere posizione e sollevare qualche dubbio. Hanno scelto di essere accomodanti con chi li ha nominati, con il potere».

Come confermerebbero alcune audizioni...
«Non è nemmeno edificante sentire chi oggi viene in commissione Covid fingendo che tutto sia stato inevitabile. La politica, però, ha sbagliato due volte: cercando di scudarsi all’epoca della pandemia e oggi che cerca di fare scaricabarile sui tecnici da loro stessi scelti e nominati.

Lei insinua che non si sia trattato solo di errori, ma di scelte consapevoli. È così?
«Come ci ha ricordato l’ex Dg della Prevenzione Giovanni Rezza in commissione Covid la scienza è guidata dal metodo del dubbio. Quando delle scelte sanitarie vengono portate avanti ideologicamente ed in maniera assolutistica non possiamo più parlare di errori: è una linea politica. E ogni linea politica ha dei responsabili ovvero Giuseppe Conte e Roberto Speranza e il governo. La pandemia non sospende la responsabilità, la rende più grave».

Secondo Lei la sanità pubblica è stata piegata a logiche di potere?
«Sì. Mentre nelle corsie degli ospedali i medici si sacrificavano per curare i malati, nelle stanze decisionali abbiamo assistito a una gestione emergenziale usata come scudo per evitare controlli, per accelerare decisioni opache e per zittire il dissenso. Questo non è governare in emergenza, è esercitare il potere senza contrappesi».

Le poche voci critiche sono state silenziate...
«Assolutamente. Medici, ricercatori, parlamentari: chiunque ponesse domande veniva delegittimato, etichettato, isolato. Questo clima non è compatibile con una democrazia matura. È il segno di una politica che aveva paura di essere contraddetta.

Sulla vicenda della donazione non accettata di Eli Lilly di 10mila monoclonali che potevano scongiurare il secondo lockdown c’è l’ombra di pesanti intrecci tra politica e interessi economici...
«Ed è per questo che la Commissione dovrà occuparsene. Quando flussi di denaro pubblico, scelte terapeutiche e interessi politici si sovrappongono, il sospetto non nasce dal complottismo ma dalla mancanza di trasparenza. E chi non ha nulla da nascondere dovrebbe essere il primo a pretendere chiarezza. Per questo, come Fratelli d’Italia chiediamo, ad esempio, che il già presidente del Consiglio Conte e i suoi ministri Francesco Boccia e lo stesso Patuanelli si dimettano dalla commissione Covid e si facciano audire».

In pandemia potevano essere fatte scelte diverse?
«Si poteva fare diversamente se ci fosse stata meno sottovalutazione iniziale, poi ci si è preoccupati solo di salvare la faccia o, peggio, la poltrona. È mancato il coraggio politico. Si è deciso di usare l’Oms come foglia di fico, proteggere equilibri, evitare fratture. La pandemia ha mostrato una classe dirigente più preoccupata di non perdere consenso che di assumersi responsabilità. Del resto, nel periodo più tragico della prima ondata, al ministero della Salute c’era chi scriveva che la pandemia avrebbe allungato la vita al governo».

Cosa risponde a chi dice: “Ormai è passato, guardiamo avanti”?
«Rispondo che chi dice così ha paura del passato. Senza verità non c’è futuro, c’è solo rimozione. E la rimozione prepara il prossimo disastro.

Se non chiariremo chi ha deciso, come, perché e gli errori rischiamo che in un’eventuale prossima emergenza ci sarà lo stesso sistema: opaco, arrogante e irresponsabile. Ed a farne le spese saranno ancora una volta i cittadini più vulnerabili».

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