"Appena arrivato all’Aifa mi sono battuto per introdurre i farmaci monoclonali in Italia, ho trovato assurdo restiture le 10mila dosi offerte da Ely Lilly e l’ho detto alla Corte dei Conti". Giorgio Palù è l’ex presidente dell’Aifa, anche lui ha letto le inchieste del Giornale sul tema e vuole dire la sua. "Relativamente all’adozione dei farmaci monoclonali anti-Sars-Cov-2 nelle prime fasi della pandemia da Covid-19 e, nella fattispecie, quanto al mancato ricorso a 10.0000 dosi offerte gratuitamente al nostro Paese da Eli-Lilly tramite gli uffici del professor Guido Silvestri, ricercatore ben noto alla comunità scientifica internazionale, mi sento di sostenere una serie di cose".
Partiamo dal suo arrivo in Aifa...
"Quando mi sono insediato come presidente di Aifa, a metà dicembre 2020, la decisione di soprassedere all’offerta era già stata presa da una apposita commissione ministeriale istituita ad hoc e presieduta dall’allora Direttore e rappresentante legale di Aifa".
Si tratta dell'allora Dg Nicola Magrini...
"Come neo-insediato presidente di Aifa non ero il rappresentante legale dell’Agenzia, a differenza dell’attuale presidente che lo è in virtù della riforma dell’Aifa da me formulata e approvata dal ministero a fine 2023. Nondimeno, per la mia responsabilità in CdA e per l’esperienza maturata come virologo, già presidente delle Società italiana ed europea di Virologia, mi sono da subito battuto perché i monoclonali anti-SARS-CoV-2 fossero immediatamente introdotti in Italia".
Anche se li abbiamo pagati molto cari?
"Pur comportando un significativo impegno economico per il Ssn, erano infatti l’unico presidio antivirale-specifico disponibile per contrastare morbosità e letalità dell’infezione causata dal nuovo coronavirus".
Che altre armi avevamo in pandemia?
"In piena emergenza Covid-19 non avevamo ancora né misure preventive come i vaccini né misure terapeutiche come i farmaci autorizzati poi successivamente: Remdesivir, Paxlovid, Molnupinavir. Ritenevo pertanto assurda la decisione presa di rinunciare a disporre degli anticorpi monoclonali anti-SARS-CoV-2, per di più offerti gratuitamente dall’Azienda farmaceutica che li aveva prodotti, farmaci riconosciuti efficaci e sicuri per uso clinico dagli enti regolatori internazionali. Inoltre, le varianti allora in circolazione erano suscettibili agli effetti neutralizzanti degli anticorpi monoclonali".
Si è fatto un’idea del perché non sono mai arrivate?
"Ho cercato di capire le ragioni adottate per sostenere il rifiuto dell’offerta Eli-Lilly da parte della commissione ad hoc. L’unica spiegazione plausibile erano gli interessi concorrenti di Reithera e quelli di collegate aziende nazionali coinvolte nella produzione di nuovi anticorpi monoclonali anti-Sars-CoV-2. L’uso di questi non era però autorizzato essendo ancora in corso gli studi di validazione. Questa mia iniziale convinzione, che trova ora riscontro nei recenti articoli del Giornale del 13 e 15 dicembre, mi era stata confermata dal professor Silvestri, da me interpellato per conoscere i dettagli della vicenda che lo avevano visto coinvolto direttamente sin dall’inizio".
Ne ha parlato con qualcuno?
"In epoca successiva sono stato interpellato dalla Corte dei Conti circa la mia iniziativa di far approvare da Aifa l’adozione dei monoclonali anti-Sars-CoV-2, con particolare riferimento al costo di tali farmaci e al perché della rinuncia alle 10.000 dosi gratuite. In corso di audizione ho fatto presente il mio ruolo nella vicenda, rimarcate le mie convinzioni al riguardo e chiesto di fare piena luce sull’accaduto consultando come diretto e autorevole testimone il professor Silvestri".
E che cosa è successo?
"Non ho avuto notizia di decisioni in merito né risposte o contatti ulteriori da parte della Corte dei Conti. Recentemente, invece, dagli uffici del Senato della Repubblica mi è stato comunicato l’avviso di una mia prossima convocazione in Commissione parlamentare di inchiesta sulle supposte criticità nella gestione della pandemia da Covid-19, convocazione per la quale ho dato piena disponibilità".
So che lei era stato invitato anche ad Atreju.
"Mi sono sempre rifiutato di partecipare a incontri organizzati da schieramenti politici o a dibattimenti con rappresentanti conosciuti come No Vax o figure a mio parere professionalmente poco qualificate in materia. Non ritengo infatti queste tribune consone a dibattere su argomenti scientifici e su scelte che hanno avuto un significativo impatto sulla salute pubblica".