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"Dovreste farlo voi". La predica buonista dell'Ong all'Italia

L'Ong foraggiata dal governo tedesco rimbrotta l'Italia sull'accoglienza e addirittura snobba il super finanziamento di Berlino: "Somme irrisorie rispetto a quelle a cui siamo abituati"

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Accogliamo migranti senza sosta e salviamo vite in mare. Ci facciamo carico di una situazione diventata gravosa e insostenibile, a detta degli stessi operatori umanitari. Lampedusa è allo stremo e forse anche l'Europa se n'è accorta. Ma non basta: adesso - e nonostante tutto - dobbiamo sorbirci pure la ramanzina buonista delle Ong, pronte a ribrottarci e a dire che non facciamo abbastanza. Certo, che queste organizzazioni private e ben foraggiate vengano a impartirci lezioni di accoglienza è abbastanza paradossale. Ma accade. Nel bel mezzo delle polemiche per il finanziamento del governo tedesco alla Sos-Humanity (ben 790mila euro i fondi stanziati da Berlino) è il portavoce della stessa Ong germanica a pungolare il nostro Paese.

"Dovrebbe essere nell'interesse di tutti gli Stati europei e quindi anche dell'Italia prendere misure a sostegno del soccorso in mare, in modo di ridurre il numero di persone che annegano nel Mediterraneo. Come può uno Stato volere il contrario?", ha affermato l'attivista Lukas Kaldenhoff a La Stampa, aggiungendo di non riuscire proprio a capire la "critica così drastica" mossa dal ministro della difesa italiano, Guido Crosetto. Altrettanto emblematico è il fatto che la suddetta Ong abbia quasi snobbato il lauto sostegno del governo tedesco, derubricandolo nei fatti a una modestissima questua. "Se poi entriamo nel merito del finanziamento, si tratta di somme irrisorie rispetto all'ordine di grandezza a cui siamo abituati in Germania e di cui c'è bisogno. Faccio un esempio: l'aiuto umanitario nel nostro Paese viene sostenuto con 700 milioni di euro l'anno, noi ne abbiamo ricevuti 790mila, su un totale di due milioni di euro l'anno per tutte le Ong. Dal nostro punto di vista è una polemica che non sta in piedi", ha osservato il portavoce di Sos-Humanity.

Le stesse affermazioni dell'attivista tedesco, peraltro, danno l'idea dell'impianto economico che sorregge certe Ong. Quelle citate sono infatti cifre di tutto riguardo, che talvolta anche gli Stati nazionali faticano a stanziare. Così, le navi umanitarie hanno fondi che consentono loro di proseguire attività e salvataggi in mare senza sosta. Peccato che, poi, a farsi carico della situazione sia sempre la tanto bistrattata Italia, che si ritrova a gestire migliaia di disperati scaricati sul proprio territorio. E qui vale la pena notare l'atteggiamento pilatesco delle Ong, secondo le quali questo "non è un argomento" da porre. "Salvare persone che stanno annegando e portarle in un posto sicuro – cioè quello che facciamo noi – non è un principio che ci siamo inventati, è un obbligo di legge riconosciuto da tutti i Paesi. Chi critica questo principio ha un problema con la comprensione del diritto", spiegano dalla Sos-Humanity, evitando però affrontare la questione più spinosa e dirimente: ovvero l'impossibilità per un solo Paese di gestire l'epocale fenomeno dei continui sbarchi.

In compenso, ecco un'altra bella strigliata. "Svolgere operazioni di salvataggio non dovrebbe essere il compito della società civile, ma una responsabilità che dovrebbe tornare competenza degli Stati. Come era stato fatto giustamente con Mare Nostrum, fallita per il mancato sostegno finanziario europeo. Quindi servono salvataggi in mare a livello europeo e non 'push back'...", ha proseguito Lukas Kaldenhoff, tornando anche a ridimensionare quasi la portata dei sostegni economici ricevuto da Berlino: "Somme che sono una frazione minima del budget necessario per fare il lavoro in modo efficace". E una bella bacchettata al governo Meloni non ce la metti? "Quello che chiediamo alle autorità italiane è tutelare i diritti fondamentali dell'uomo", ha aggiunto il portavoce di Sos-Humanity, esprimendosi come se stesse parlando dal pulpito di un'istituzione terza.

In realtà, la voce in questione è espressione di motivazioni di parte. Perché no, la strategia proposta dalle Ong per gestire i flussi migratori non è l'unica possibile.

E, probabilmente, nemmeno la più altruista.

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