Il gusto artificiale delle notizie piccanti

Non dico che dovremmo occuparci soltanto di gelidi dati, statistiche, cronache. Ma dico che neppure dovremmo rendere i quotidiani, inclusi quelli per tradizione più prestigiosi, simili a giornaletti di mero gossip, impegnati nel chiacchiericcio, in qualcosa, come diceva Proust, di insignificante

Il gusto artificiale delle notizie piccanti
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Caro Feltri,

nel capolavoro Alla ricerca del tempo perduto, Marcel Proust un secolo fa si rivelò buon profeta scrivendo: «Quel che io rimprovero ai giornali è di farci prestare attenzione ogni giorno a cose insignificanti, mentre non leggiamo che tre o quattro libri in tutta la vita dove ci sono cose essenziali. Bisognerebbe invertire le cose e mettere nel giornale i pensieri di

Pascal. Mentre è in uno di quei volumi che apriamo una volta ogni dieci anni che dovremmo leggere che la Regina di Grecia è andata a Cannes e che la Principessa di Leon ha dato un ballo in costume».

Quotidiani sempre più simili a settimanali di gossip e telegiornali gemelli dei reality: è questo il panorama giornalistico attuale. Quello futuro?

Mauro Luglio

Caro Mauro,

proprio in questi ultimi giorni sto compiendo le tue stesse riflessioni. Non nego che l'interesse per il fatto scabroso e piccante, tanto più se coinvolge personaggi pubblici, sia dello spettacolo che della politica, ci sia sempre stato da parte dell'opinione pubblica e quindi dei media. Ci incuriosisce, anzi ci stuzzica, osservare dal buco della serratura, sapere cosa avviene nelle stanze e nelle vite private di individui popolari, ci appaga l'idea che, in fondo, le loro esistenze non differiscano affatto dalle nostre e che essi abbiano i nostri stessi problemi, vizi, guai. Riportarli alla dimensione di esseri umani ci piace poiché ci conforta.

Tuttavia, a me pare che oggigiorno questo interessamento morboso sia appannaggio più dei media che non della pubblica opinione la quale ne ha abbastanza, e la tua lettera, come quelle di tanti altri lettori che più o meno esprimono il medesimo disappunto, lo dimostra: la gente è stufa di leggere di storielle, fatterelli, dicerie, voci di corridoio e pettegolezzi montati sul nulla. Invece, i giornali, sempre più tesi non ad informare ma a screditare il centrodestra, tanto più adesso che è stato chiamato dagli italiani alla guida del Paese,

si concentrano con accanimento e compulsività su vicende di poco conto nel tentativo, ad esempio, di cavare qualcosa di sostanzioso dalle dichiarazioni della fumantina Maria Rosaria Boccia, la quale ad oggi ha soltanto minacciato giornalmente di tirare fuori chissà quali prove e chissà quali nomi senza mettere sul tavolo nulla di concreto. Ma questo sta bene ai giornali, che, sfruttando le frasi allusive di Boccia, la quale cerca popolarità, possono tessere i loro romanzi.

Mi ha colpito alquanto che ora ad essere preso di mira sia stato il ministro Lollobrigida. Sulla base di due fotografie in cui appare insieme a Boccia in occasione di eventi pubblici e ufficiali, si vorrebbe fare credere che ci sia stato tra i due molto di più che questo. Mi vergogno per la deriva percorsa dai miei colleghi, dunque del giornalismo. E comprendo i sentimenti di insofferenza, disgusto, noia, perplessità da parte di voi lettori. Insomma, pretendiamo di risultare credibili vergando ogni dì robaccia di questo tipo?

Non dico che dovremmo occuparci soltanto di gelidi dati, statistiche, cronache. Ma dico che neppure dovremmo rendere i quotidiani, inclusi quelli per tradizione più prestigiosi, simili a giornaletti di mero gossip, impegnati nel chiacchiericcio, in qualcosa, come diceva Proust, di insignificante.

Tu mi domandi se le cose possano cambiare in futuro. Possono persino peggiorare, migliorare ne dubito. Mi sembrano difficili una inversione di tendenza e il recupero improvviso del senno, del rispetto verso il lettore e dei principi posti a fondamento della nostra professione, della buona educazione, dell'onestà intellettuale.

Inoltre, si tenterà ancora di danneggiare questo esecutivo nell'unica maniera ritenuta illusoriamente possibile eppure effimera e vana, ossia colpendo i singoli ministri nella sfera privata e personale allo scopo di farli apparire inadeguati, inaffidabili, turpi e, di conseguenza, di gettare discredito su colei che li ha scelti, la premier Giorgia Meloni.

Tale strategia non funziona, però verrà adoperata ancora e ancora.

Ne leggeremo ancora delle belle. Cioè delle balle.

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