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"Sponsorizzano i pedofili": il dossier che lancia l'allarme su Instagram

Un’inchiesta smaschera le falle nella policy anti abuso di Instagram. E i dati italiani rivelano un trend inquietante nell’adescamento dei minori mezzo social: l'età sempre più bassa delle vittime

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Ci sarebbe la banale e cieca logica dell’algoritmo dietro la diffusione, su Instagram, di una vasta rete di pedofili. A rivelarlo, è un'inchiesta de The Wall Street Journal, condotta con le università di Stanford e del Massachusetts. Il social network targato Meta, non solo consentirebbe lo scambio di contenuti e immagini pedopornografiche tramite semplici hashtag, ma addirittura ne promuoverebbe la proliferazione.

Instagram, si legge nel report, mette "in contatto i pedofili guidandoli verso i promotori di contenuti mediante sistemi di raccomandazione, efficaci nel collegare soprattutto persone che condividono interessi di nicchia". In pratica, piazzerebbe in modo automatico materiale in grado di attirare i pedofili indirizzandoli e connettendoli ad account affini. Profili invisibili alla maggior parte degli utenti, che diventano però accessibili digitando hashtag espliciti consentiti dalla piattaforma. Basta cercare #pedowhore o #preteensex (ora bloccati, ndr) per collegarsi ad account che usano queste parole chiave per sponsorizzare la vendita di materiale pedopornografico.

Spesso, hanno scoperto i ricercatori dello Stanford Internet Observatory, questi account dichiarano di essere gestiti da minori di cui ne simulano il linguaggio e, invece di pubblicare apertamente materiale sessuale, lo celano in appositi "menu". Opzioni che offrono contenuti ai potenziali acquirenti, invitandoli a commissionare atti specifici in base ai propri "gusti" e interessi. Da video di bambini che si auto puniscono ad altri in cui compiono atti sadici, fino a vere e proprie proposte di incontri con minori dal vivo e a pagamento. E questa sarebbe solo la punta dell’iceberg. Oltre a profili connessi direttamente alla compravendita di materiale pedopornografico, la mole dei contenuti sessuali con protagonisti i minori troverebbe, secondo l’inchiesta, modi sempre più subdoli di diffondersi, bypassando controlli e blocchi indotti dalla violazione dei protocolli anti abuso della piattaforma.

Nonostante, come dichiarato da un portavoce dell’azienda al Wall Street Journal, a gennaio Meta ne abbia rimossi 490 mila, gli account a carattere pedopornografico sarebbero ancora almeno centinaia di migliaia, se non milioni. Dai, solo in apparenza, meno innocui che raccolgono meme pro pedofilia ad altri più insidiosi che, rivolgendosi direttamente ai minori, si trasformano in un possibile canale di adescamento. Trappole micidiali per cui Meta ha affermato di aver "istituito una task force interna”, ma che trovano su Instagram il contesto perfetto per propagarsi, sfruttando proprio la logica cieca dell’algoritmo. "Instagram - dichiara Brian Levine, direttore dell'UMass Rescue Lab, che studia la vittimizzazione dei minori online e sviluppa strumenti forensi per contrastarla - è una rampa verso altri luoghi su Internet, dove si verificano abusi sessuali su minori più espliciti".

Anche se la società di Mark Zuckerberg negli ultimi due anni è riuscita a smantellare 27 reti pedofile, secondo Alex Stamos, capo dell'Osservatorio internet di Stanford e responsabile della sicurezza di Meta fino al 2018, sarebbe necessario uno sforzo ulteriore per limitare i casi di abuso. "Il fatto che un team di tre accademici - sottolinea Stamos - con accesso limitato possa trovare una rete così vasta dovrebbe far scattare l'allarme a Meta. Spero che la società reinvesta in risorse umane per un monitoraggio mirato".

Le strategie di “caccia” virtuale dei minori non funzionano solo su Instagram. Secondo il resoconto annuale dell’attività della polizia postale aumentano sempre di più gli adolescenti italiani vittime di adescamento e sextortion, i ricatti sessuali online. I numeri sono allarmanti. Dei 424 casi di adescamento registrati in Italia nel 2022 dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.), 229 hanno colpito la fascia dei preadolescenti, dai 10 ai 13 anni.

Anche dei 130 episodi di ricatto sessuale rilevati, la maggior parte ha coinvolto ragazzini, per lo più maschi, tra i 14 e i 17 anni. Un fenomeno allarmante e difficile da intercettare. “La vergogna che i ragazzi provano - spiega la polizia postale - impedisce loro di chiedere aiuto ai genitori o ai coetanei di fronte i quali si sentono colpevoli di aver ceduto o di essersi fidati di avvenenti e perfetti sconosciuti”. Ma a preoccupare è l’età sempre più bassa (anche inferiore ai nove anni) delle vittime che finiscono nel mirino di pedofili e ricattatori. Un trend in crescita con la pandemia, durante la quale anche i più piccoli hanno avuto facile accesso a dispositivi informatici e social network: i canali privilegiati dell’adescamento 2.

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