
Il lockdown nazionale per il Covid è stato deciso sapendo che in mezza Italia non c’erano contagi. “La misura poteva portare sconvolgimenti imprevedibili”, eppure l’hanno imposta lo stesso dopo una riunione segreta. Una scelta presa alla cieca, con “scarsa intelleggibilità anche da parte mia”, ha detto in una concitata audizione nei giorni scorsi in commissione Covid il professor Luca Richeldi, ex membro del Cts oggi direttore dell'Unità operativa complessa di Pneumologia e del Cemar - Centro malattie dell'apparato respiratorio del Policlinico universitario Agostino Gemelli, le cui parole (LINK) hanno spaccato la comunità scientifica e in parte riscritto la storia della pandemia. Come anticipato da Il Giornale negli scorsi giorni, Richeldi ha confessato - messo alle strette dal presidente della commissione Covid Marco Lisei e dalla senatrice Antonella Zedda di Fdi rispetto ad alcune sue contraddizioni - che la decisione di istituire in Italia un lockdown nazionale fu presa in una riunione con Conte ed un gruppo ristretto del Cts. Contattato dal Giornale, persino l’ex direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanitá Giovanni Rezza (LINK) è rimasto sorpreso da alcune sue affermazioni. “Tra virgolette - ha anche dichiarato Richeldi - il lockdown non ha creato degli elementi di scombussolamento della società. Però è certamente negli occhi di chi si doveva apprestare ad una misura del genere la possibilitá che tale misura potesse portare a qualche elemento di sconvolgimento o a qualche elemento imprevedibile c’era”.
Ed é qui che riferendosi alla decisione di imporre il lockdown nazionale Richeldi sgancia l’ennesima bomba della sua audizione: “Detto questo, nel momento in cui abbiamo rappresentato da una parte i motivi per cui veniva proposto… Perché aveva anche degli elementi di scarsa intelleggibilitá anche da parte mia. Ricordiamo che noi ad un certo punto proponiamo il lockdown per una parte del Paese in cui non venivano segnalati casi”. Ma allora perché farlo? "Quali erano le motivazioni - chiede Lisei - che secondo Richeldi stavano alla base della decisione di chiudere tutta l’Italia?". “Avevamo collegamenti giornalieri con la Regione Lombardia (LINK) che monitorava le chiamate al 118. Ed è stato quello il primo segnale di qualcosa che stava succedendo. Noi utilizzavamo i dati provenienti dalla Lombardia per capire quanto fossero i casi segnalati e quanto si stessero diffondendo. Ricordiamoci anche che la disponibilità dei diagnostici era limitatissima. Non avevamo i tamponi”.
E, per specificare se la richiesta della possibilità di estendere il lockdown a tutta la Nazione era pervenuta dal ministero o dalla politica o l’avesse proposta il Cts, come chiesto di chiarire proprio ancora da Lisei, Richeldi ha risposto: “Abbiamo detto, secondo noi, per come stanno andando le cose, per la trasmissione epidemiologica che c’è… Ancora una volta avevamo questo lettore di situazioni che erano i casi ricoverati con sindrome respiratoria grave, le chiamate al 118 che non riuscivano piú ad essere esaudite in quella fase…”. Ma perché allora non chiudere la Valseriana, come aveva proposto Rezza al Cts? Perché non chiudere solo la Lombardia con le altre 14 province limitrofe? "L’idea che questa situazione potesse toccare una città come Milano o potesse toccare dei centri ad altissima densità abitativa e con una grande popolazione in età avanzata con conseguenze catastrofiche, quello è stato ció che in quei tre, quattro giorni ci ha fatto dire dobbiamo chiudere tutto. Quello che stiamo vedendo, che succede, che è partito dalla Valseriana che poi si stava spostando verso Milano, a quel punto lí era chiaro che sarebbe dilagato e avrebbe invaso letteralmente tutto il Paese e poi tutta Europa”. Ma nel ragionamento di Richeldi qualcosa non torna. Se il problema era la diffusione del Covid dalla Bergamasca in città come Milano, il Cts aveva già fornito indicazioni che si sarebbe dovuta chiudere la Lombardia nella riunione del 7 marzo (LINK).
Se si fosse chiusa la Lombardia, come avrebbe fatto l’epidemia a diffondersi nelle regioni del Centro e del Sud? “Non so perché dal 3 all’8 marzo non si sia decisio di chiudere la Valseriana. Era una situazione in divenire in cui avevamo degli indicatori abbastanza indiretti. Ripeto, non avevamo i tamponi che ci dicessero come stesse girando il Covid.