Nessuno vuole spostare i Bronzi di Riace

L'unica cosa che si rivendica, pertanto, è il mero interesse scientifico della ricerca che si sta conducendo e non certo quello di far portar via da Reggio i Bronzi, che rappresentano ormai l'immagine stessa della Calabria e un patrimonio dell'intero Paese

Nessuno vuole spostare i Bronzi di Riace
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Di Anselmo Madeddu, Rosolino Cirrincione, Carmelo Monaco, Rosalba Panvini, Rosalda Punturo e Camela Vaccaro

In data 8 maggio, sulle pagine di questo giornale è apparso un articolo a tutta pagina dal titolo «Il giallo dei Bronzi: Siracusa rivendica le statue». Articolo nel quale è stato chiamato in causa il lavoro scientifico del nostro gruppo di ricerca, riportando diverse inesattezze. Nella rubrica «La stanza di Vittorio Feltri» peraltro, è apparso anche un altro articolo, i cui contenuti potrebbero ingenerare pericolosi equivoci.

Merita rilevare che nessuno ha mai inteso «rivendicare» il possesso delle statue, le quali, come più volte ribadito anche nella nostra pubblicazione, devono restare a Reggio. Questo, tuttavia, non può impedire a degli studiosi di portare avanti ricerche scientifiche finalizzate a far emergere la verità storica e archeologica intorno alle due celebri statue. La cosiddetta «Ipotesi Siciliana», pubblicata di recente in un volume dal titolo Il Mistero dei Guerrieri di Riace di Anselmo Madeddu, è il risultato di un complesso lavoro scientifico portato avanti da una equipe multidisciplinare, che ha visto il coinvolgimento di più università italiane. E soprattutto non è né una tesi «vecchia», né «smentita», ma una ipotesi assolutamente nuova e fondata su di un recentissimo e inedito studio.

Giusto per restituire verità alla narrazione rappresentata nell'articolo dall'esperto, merita precisare che l'ipotesi in questione

è partita da due precise osservazioni. La prima è che i Bronzi di Riace risultano essere stati fusi a pezzi anatomici separati e poi successivamente saldati. La seconda è che le terre di fusione interne alle singole sezioni anatomiche risultano essere del tutto differenti da quelle utilizzate per realizzare i perni che fecero da supporto per saldare le singole giunture. Una differenza talmente netta da poter essere spiegata solo ammettendo che le statue dovettero essere preparate a singole sezioni anatomiche in un luogo e poi saldate, assemblate e dunque collocate in un altro. Poiché diversi indizi avevano già indirizzato la ricerca sulla possibile provenienza dall'antica Siracusa (allora la più potente città dell'Occidente greco), si è proceduto a effettuare una serie di campioni di terre nell'area (presso la foce del fiume Anapo) al fine di confrontarle con le terre di saldatura dei Bronzi. Le analisi hanno svelato una straordinaria corrispondenza nelle concentrazioni degli elementi in traccia, provando che i Bronzi vennero saldati e collocati nell'antica Siracusa, dove dovettero restare probabilmente fino al 212 a.C., anno in cui la metropoli aretusea venne conquistata dai Romani, e tutte le sue più belle statue in Bronzo trafugate e condotte a Roma. Probabilmente, dunque, il ritrovamento dei Bronzi di Riace in fondo al mare dovette essere il frutto di un naufragio susseguente a questo famoso saccheggio, come prova peraltro la datazione delle ceramiche trovate adese ai Bronzi.

Un naufragio che certamente non dovette avvenire a Riace, ma molto più probabilmente lungo la costa ionica della Sicilia, dove transitavano le navi dirette da Roma a Siracusa, come ipotizzò già negli anni '80 il grande archeologo americano Robert Ross Holloway. Ipotesi, peraltro, già accolta dalle maggiori riviste di divulgazione scientifica del settore.

L'unica cosa che si rivendica, pertanto, è il mero interesse scientifico della ricerca che si sta conducendo e non certo quello di far portar via da Reggio i Bronzi, che rappresentano ormai l'immagine stessa della Calabria e un patrimonio dell'intero Paese. Semmai l'unica vera battaglia che ci si augura possa stimolare questo studio è quella finalizzata a riportare nella proprietà dello Stato una parte dell'immane patrimonio artistico e archeologico di cui tanti archeotrafficanti senza scrupoli hanno depauperato il nostro Paese, spesso arricchendo illecitamente le collezioni estere.

Questo riteniamo - sia il vero e nobile obiettivo della magistratura, davanti a reati, peraltro, ormai andati in prescrizione.

Anselmo Madeddu, Rosolino Cirrincione, Carmelo Monaco, Rosalba Panvini, Rosalda Punturo e Carmela Vaccaro

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