Retrogusto

Il nostro Vinitaly 2024. Le bollicine

Prima puntata dedicata ai migliori assaggi del salone veronese. Partiamo dagli spumanti. Cinque etichettem con prodotti dai lunghi affinamenti sui lieviti, come il Dèkatos di Roeno e il Michei riserva di Hofstätter, e un insolito metodo Martinotti rosato da uve Grignolino firmato Vicara

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Il Vinitaly 2024 si è appena concluso. È stata un’edizione vivace, in cui il sistema vino italiano si è trovato a confrontarsi con i segnali di una certa flessione, dopo anni di espansione trainati dal travolgente export. Ora i crolli dei consumi, soprattutto tra i giovani, i nuovi stili di vita, l’avanzata di un certo proibizionismo, lo spostamento dei consumi verso altri modi di bere fanno temere un futuro incerto per il vino italiano. Un peccato, visto che a livello produttivo la cantina Italia non è mai stata così in forma, a giudicare dai miei assaggi. Da oggi per sei puntate vi racconterò le migliori etichette degustate nel corso della kermesse veronese. Cinque vini per puntata, la prima dedicata alle bollicine, la seconda e la terza ai bianchi, la quarta ai rosati e la quinta e la sesta ai rossi. Partiamo quindi dagli spumanti.

Dèkatos 2013 Roeno

La famiglia Fugatti rappresenta un punto di riferimento di quella che si chiama Terradeiforti, piccolo territorio stretto tra il lago di Garda e il Monte Baldo, dove il Veneto è quasi Trentino. Una cantina che fa della sperimentazione senza perdere di vista la tradizione. A Verona ho provato il Dèkatos, un Trento doc Brut Nature, metodo classico da uve Chardonnay al 100 per cento che viene vinificato al 90 per cento in acciaio e al 10 per cento in tonneaux e poi riposa sui lieviti per 120 mesi. Il dosaggio è minimo, 2,8 grammi per litro dato, le bollicine fini, la struttura notevole: un vino armonioso, equilibrato, avvolgente.

La Rivetta 120 Villa Sandi

L’azienda della famiglia Moretti Polegato conta cinque tenute in alcune delle zone più vocate delle doc e delle docg di Veneto e Friuli. Una di queste, La Rivetta, si trova nel cuore del Cartizze, la collina d’oro di Valdobbiadene. Da qui arriva questo notevole Valdobbiadene Prosecco docg il cui nome fa riferimento ai 120 giorni di maturazione sulle fecce nobili prima dell’imbottigliamento. Un vino che smentisce tanti luoghi comuni sulla banalità del Prosecco, dotato di un profilo aromatico di tutto rispetto e di un raro equilibrio in bocca, che ne fa il compagno ideale non solo per un aperitivo, ma anche per un pasto completo.

Trentodoc Brut Michei Riserva 823 Hofstätter

Martin Foradori una ne fa e cento ne pensa. A Verona ha presentato questo metodo classico a base cento per cento Pinot Nero coltivato nei terreni ripidi e magnificamente esposti che circondano un maso di alta quota (850 metri sul livello del mare). La seconda fermentazione in bottiglia avviene con lieviti selezionati lasciati a contatto con il vino per sessanta mesi. Ne esce un vino esaltante, dal perlage fino e fitto, dal colore giallo dorato brillante, dal naso di frutta esotica, di crosta di pane, di agrumi, di erbe aromatiche e dalla bocca piena, corposa, appagante.

Lugana doc Metodo Classico Brut Zenato

Una famiglia con due anime, una che guarda ai bianchi del Garda, l’altra ai rossi della Valpolicella. Alla prima schiera appartiene questo metodo classico prodotto con Trebbiano di Lugana in purezza da vigne di quarant’anni di media, che si avvantaggia di 36 mesi di contatto sui lieviti che gli donano un perlage consistente, un naso di frutta bianca matura, di agrumi, di note di panificazione e un sorso nitido, pieno, ben fresco, lungo, che promette una buona aspettativa di vita.

Domino Spumante Brut Rosé Vicara

Una bella realtà del Monferrato che prende nome dalle iniziali delle famiglie che unirono i loro sforzi, Visconti, Cassinis e Ravizza, delle quali è rimasta solo la prima. Settanta ettari, la metà vitati, microvinificazioni, e una propensione a valorizzare quello che è il primo vitigno documentato in Piemonte, il Grignolino. Presentato anche in versione spumantizzata con questo metodo Mertinotti rosato, floreale e fruttato al naso, secco e piacevole in bocca.

In etichetta una vecchia vignetta del premio Pulitzer Rube Goldberg che rappresenta un complicato effetto domino che conduce alla stappatura di una bottiglia, che Giuseppe Visconti si accaparrò andando a trattare personalmente a New York con l’erede del disegnatore, e pagando la liberatoria con casse di vino da consegnare annualmente.

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