Il locale è nascosto in un portone, l’ingresso pare quello di un garage, solo coperto da alcun tende gialle con delle scritte in giapponese, e sembra davvero di avventurarsi in un izakaya di Tokyo, quei locali popolari che rappresentano il vero tessuto connettivo della gastronomia giapponese, altro che il sushi. Siamo in via Marghera, nella borghesissima zona di De Angeli e sto mettendo piede da Okuzashiki Menya Ninomiya, un nuovo ramen bar aperto qualche mese fa dallo chef Yoshikazu Ninomiya, già noto a Milano per Kappou Ninomiya, una delle più convincenti aperture della scena cinese in citta nel dopo-Covid.
Okizashiki, mi fanno sapere, vuol dire salotto e sala da pranzo, e il locale richiama davvero una stanza di famiglia, piccola, con un design essenziale che non si prende la scena, lontano sia da certi minimalismi esangui sia dall’opulenza di molte nuove aperture a Milano. Pochi tavoli, un verde menta che domina la scena e da subito la sensazione che qualcosa di piacevole sta per accadere.
Il menu è dominato dal ramen, il sapido brodo giapponese servito con spaghetti di frumento e varie guarnizioni, tipico di molte zone del Paese (un anno fa nel corso di un viaggio a Fukuoka scoprì la notevole versione dellì’isola meridionale di Kyushu, servita a tutte le ore nei baracchini chiamati yatay). In carta ce ne sono diversi tipi: il più classico è il Tonkotsu Sho-Yu, spaghetti all’uovo in brodo di ali di pollo, ossa di maiale, sardine essiccate, funghi shiitake, alga kombu e salsa di soia, con porchetta di coppa, cipollotti, alga nori, spinaci, uovo sodo sotto salsa di soia, aglio e sesamo. E’ quello più scelto, secondo quanto mi dicono, anche se io ho preferito lo Tsukemen, nel quale gli spaghetti sono serviti a parte, assieme a porchetta di maiale, cipollotti, menma, alga nori, scaglie di sgombro essiccato, e olio d’oliva, e si tuffano in un brodo molto denso di pollo, ossa di maiale, funghi shiitake, soia e aglio. Un piatto molto buono anche se alla lunga un po’ stancante.
Nel resto del menu, destinato a cambiare con frequenza con l’inserimento di ramen del mese, il Tantan Men, con macinato di maiale e cavolo pak choi, e l’Okuzashiki Champon, con polpetta di pesce, maiale, gambero, calamari, piselli di seta, carota, germogli di soia e cavolo. Ci sono anche alcuni Donmono, ciotole di riso variamente guarnite (la Sutamina Don è con fette di maiale saltate con salsa di soia e aglio, cipollotti, sesamo e tuorlo d’uovo), l’Okuzashiki Curry, un curry di macinato di manzo giapponese e maiale servito con riso e due tipi di riso fritto, il Takana Cha-Han con maiale e il Kaisen Cha-han con frutti di mare e uovo.
Il ramen è un piatto molto sostanzioso, che scoraggia altre ordinazioni, ma chi avesse molta fame o molta curiosità può far precedere la ciotola da uno dei tanti antipasti, come i buoni gyoza, ravioli saltati di maiale e cavolo cinese, il Karanegi Char-Shiu, del maiale (che, come avrete capito, in questo locale è tenuto in gran conto), il Nasu To Buta Soboro, melanzane e carne di maiale tritata saltate in padella con salsa agrodolce. Dolci quasi non pervenuti. Si beve birra ma c’è anche qualche etichetta di vino. Il costo per un ramen, un antipasto e una bibita è suo 35 euro. A pranzo due set a 22 euro, con un ramen a scelta e o riso fritto o pollo fritto.
Servizio svelto, anche troppo, a un certo punto il mio tavolo era un po’ troppo pieno.Okuzashiki Menya Ninomiya, via Marghera 34, tel. 0223180034. Chiuso tutta la domenica, il lunedì a pranzo e l’intero ultimo lunedì del mese
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.