Perché in giro - da Meloni a Le Pen, da Trump a Farage - i conservatori vincono? E piacciono a chi non vota a destra? Perché, a guardar bene, sono i progressisti che ce l'hanno fatta, i custodi del miglior progresso della storia, che resiste nei secoli e - per consuetudine - oggi chiamiamo «tradizione». Chiedono un'Italia dove lo Stato ci sia quando serve, per esempio quando siamo in pericolo, ma non stia in agguato dalla culla alla tomba. Chiedono insomma quello che Indro Montanelli scrisse «Ai lettori», i «veri padroni del giornale e dei giornalisti», il 25 giugno 1974, quando fondò questo quotidiano, siglando un patto di libertà. Lo stesso con cui i direttori de il Giornale fanno i conti quando, come è capitato a me, hanno l'onore di sedersi su questa poltrona. Da Vittorio Feltri che, per fortuna vostra ma soprattutto mia, è qui nella stanza a fianco. Fino ad Alessandro Sallusti, che saluto e ringrazio per il giornale che ci lascia. Il Giornale che il nostro editore, la famiglia Angelucci con Paolo Berlusconi, ci chiede forte e indipendente come sempre è stato grazie alla redazione e alle nostre firme. Essere liberali non so cosa voglia dire, so però che per essere liberi si fa una gran fatica. E noi la faremo.
Andremo laggiù, controcorrente. Per questo sotto la testata torna il nome di Indro Montanelli. Per non cadere nella retorica. E se ci cadremo, la colpa sarà mia. Per favore fischiatemi. Come si faceva una volta. Come da tradizione.