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"Quanto disagio". Piove retorica sul Concertone

Profluvi di retorica e folate di buonismo sul Concertone di Roma. Dal palco, le invettive progressiste sui diritti Lgbt, lo ius soli e contro gli allevamenti intensivi. Tra canzoni e slogan, il solito 1° maggio

"Quanto disagio". Piove retorica sul Concertone

Diluvia sul Concertone del 1° maggio. Ma a scendere copiosa non è soltanto la pioggia. Sul palco allestito in piazza san Giovanni a Roma, infatti, si sono abbattuti anche consistenti scrosci di retorica e folate di buonismo progressista. Tutto secondo i programmi, avrà velenosamente pensato qualcuno. E in effetti, anche stavolta l'evento organizzato Cgil, Cisl e Uil non si è discostato troppo dalla propria tradizione fatta di invettive, appelli di sinistra, provocazioni, brani musicali in parte sconosciuti ai più (soprattutto nella parte pomeridiana dell'evento) e artisti stonati. "Ma i cantanti veri quando arrivano?", si leggeva in uno dei commenti pubblicati sui social durante la diretta trasmessa da Rai3. Bella domanda.

Il Concertone e la retorica sui diritti

Nell'attesa di capirlo, tra un'esibizione e l'altra i telespettatori si sono sorbiti abbondanti dosi di retorica, riversate utilizzando lo slogan e hashstag della manifestazione: "il diritto che mi manca". Così, dal palco si sono uditi panegirici a sostegno dei diritti Lgbt, del femminismo, dello ius soli e contro gli allevamenti intesivi di animali. Chi più ne ha più ne metta. E chissenefrega se certe filippiche non c'entravano molto con l'odierna ricorrenza. "L'italia è un paese fondato sulla gentilezza", hanno anche scandito i conduttori, dando voce al velleitario auspicio di un artista in scaletta. Peccato solo che, solo poche ore prima, a Torino i soliti militanti dei centri sociali avessero inscenato una poco gentile protesta contro il governo, con un fantoccio della Meloni e bandiere bruciate.

Gli appelli dal palco

"Siamo liberi come pesci in un acquario, ci sono pregiudizi che ci limitano in maniera invisibile, siamo schiavi delle imposizioni sociali...", ha anche tuonato un artista dal palco, col tono accorato di chi era convinto di aver detto chissà cosa. I Baustelle hanno invece fatto sapere che "ogni essere umano deve potersi avvalere del diritto di non essere perfetto". Caspita. Il cantante Aiello, invece, poco prima aveva affidato al pubblico il proprio richiamo a un improbabile "diritto all'informazione sessuale". E non è mancato un monologo della conduttrice Ambra Angiolini sulla declinazione delle professioni al femminile, venato però da una riflessione critica. "Non è che tutte queste vocali, che dovrebbero essere strumenti di parità, non siano in fondo armi di distrazione di massa?", ha detto l'ex ragazza di Non è la Rai. Poi il predicozzo sulla disparità di genere nei salari.

Da Taranto l'attacco al governo

Le geremiadi autoferenziali del Concertone, tuttavia, non sono state esenti da critiche. "Si continuano ad elencare discutibili diritti che ci mancano ma non i sacrosanti doveri cui ci si sottrae in continuazione!", ha osservato un utente sui social in riferimento a quanto stava osservando in tv. E un'altra commentatrice ha sintetizzato: "Ho già sentito due str*nzate di fila... L'invito all'amore carnale di Aiello e lo zuppone tra vocali e pay gap declamato da Ambra". Nel frattempo su piazza san Giovanni continuava ad abbattersi il diluvio (di pioggia e di parole) mentre dall'omologo concertone di Taranto partivano attacchi governo sui migranti.

Definitiva la chiosa affidata da un telespettatore a Twitter: "Quanto disagio...".

Tra slogan e canzoni, nulla di nuovo sotto il cielo uggioso di questo 1° maggio.

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