Lgbt, preservativi e (tanti) insulti: le follie dei Concertoni della sinistra

Piero Pelù, Fedez, Daniele Silvestri, i conduttori e la folla sotto il palco: tanti sono stati gli episodi polemici e strumentali andati in scena durante il concerto del 1° maggio

Lgbt, preservativi e (tanti) insulti: le follie dei Concertoni della sinistra
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Il Concertone del 1° maggio e la politica sono oramai un abbinamento inscindibile. Del resto il palco di piazza San Giovanni in Laterano è sempre stato lo scenario "perfetto" per mettere in mostra diverse polemiche a sfondo politico-sociale. Nato nel 1990, l'evento che viene organizzato annualmente in occasione della Festa del Lavoro dai tre sindacati confederati italiani (Cgil, Cisl e Uil), ha ospitato diversi cantanti italiani e (poche) star internazionali. Ma alla fine dei conti, più che la musica, a far accendere gli animi è sempre stata l'invettiva dell'artista esibizionista contro il "potente di turno". Il quale – guarda caso – non è mai praticamente di sinistra.

Piero Pelù all'attacco del Papa

Si parte subito con gli attacchi politici già a partire dalla seconda edizione del Concertone. Nel 1991, infatti, gruppo folk rock italiano The Gang salirono sul palco leggendo un proclama in cui invitavano allo sciopero generale tutti i lavoratori italiani contro l'allora governo Andreotti, eseguendo il brano Socialdemocrazia anziché l'annunciato Ombre rosse. I funzionari Rai non riescono ad interrompere l'esibizione in diretta, mentre invece penalizzarono sul palco Elio e le Storie Tese che avrebbero voluto suonare il pezzo Sabbiature, denunciando la corruzione della classe politica, presentando nomi e fatti.

Passano due anni e, durante l'esibizione dei Litfiba, Piero Pelù attaccò pesantemente Papa Giovanni Paolo II perché continuava a parlare continuamente di sesso, quando invece avrebbe dovuto - a suo parere - dedicarsi a temi più metafisici e consoni alla religione. Al termine del suo breve discorso urlò, con una potente inflessione fiorentina, la frase "Papa, ma sai n'a sega". Sempre in quella giornata, Pelù aveva provocatoriamente infilato un preservativo al microfono di Vincenzo Mollica durante un'intervista per mandare un messaggio contro l’AIDS.

Cav e Lega nel mirino del Concertone

Si arriva poi al 2003. Nella quattordicesima edizione del Concertone fece parecchio scalpore l'esternazione di Daniele Silvestri contro la lotta alla magistratura messa in atto dall'allora governo Berlusconi. Fu proprio a causa di questo fatto che l'anno successivo il concerto verrà trasmesso con una differita di 20 minuti. Nel 2007 il presentatore Andrea Rivera rimproverò il Vaticano di aver vietato i funerali a Piergiorgio Welby e di averli consentiti a Francisco Franco, a Pinochet e a un componente della Banda della Magliana. Sei anni più tardi la folla fece sentire la propria voce a più riprese per insultare Silvio Berlusconi senza che Geppi Cucciari prendesse troppo le distanze.

L'anno seguente vede sul palco il solito Pelù prendersela questa volta con Matteo Renzi, definito "il non eletto, il boy scout di Licio Gelli". Si arriva poi sostanzialmente ai giorni nostri. Due anni fa Fedez intervenne in difesa del disegno di legge Zan, accusando diversi deputati e senatori della Lega di omofobia e facendo scatenare un enorme caso politico in casa Rai. Infine, nel 2022, furono davvero sterili le polemiche per i colori di una maglietta indossata da Bugo sul palco, che richiamavano quelli della bandiera russa.

Lo stesso cantante replicò: "Ma quale maglietta pro-Russia! Ho indossato una t-shirt di un concerto degli Oasis. Che follia... ho affrontato temi importanti come la sicurezza sul lavoro, sulle strade, i diritti dei lavoratori dello spettacolo, la sclerosi multipla. E sui social vengo attaccato per una maglietta".

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