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Ceci neri e carote viola: le rare eccellenze italiane a rischio estinzione

Esistono rarità gastronomiche in Italia che per varie motivazioni rischiano di finire nell'oblio, bisogna preservarle

Ceci neri e carote viola: le rare eccellenze italiane a rischio estinzione

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La grande ricchezza dell'Italia non proviene da giacimenti di petrolio o da miniere di metalli preziosi. Il vero oro del Bel Paese è la sua bellezza senza paragoni, la sua straordinaria storia millenaria, la sua antica tradizione culinaria e gastronomica, così variegata e in grado di sorprendere e appagare chiunque grazie alle sue tipicità. Dalle Alpi fino a Lampedusa sono stati censiti oltre 4.886 prodotti alimentari tradizionali, 272 specialità DOP/IGP e ben 415 vini DOC e DOCG.
Un immenso patrimonio enogastronomia che tutto il mondo ci invidia, frutto di secolari tradizioni alimentari e agricole. Purtroppo non è tutto rose e fiori, alcune di queste nostre eccellenze così pregiate e ricercate corrono un serio pericolo e sono letteralmente in via d'estinzione se non si agisce concretamente per impedirlo.
Il sempre più galoppante cambiamento climatico, la poco ponderata e continua trasformazione delle colture alla ricerca del massimo rendimento e tutta una serie di stravolgimenti ambientali e sociali stanno influenzando fortemente la produzione di ciò di cui ci nutriamo e di cui ci nutrieremo, mettendo seriamente a rischio alcuni dei nostri prodotti più rari che potrebbero venire cancellati per sempre.
Formaggi, legumi, razze di animali pregiate, frutti e verdure poco conosciuti ma di eccezionale valore alimentare.
Come i ceci neri della Murgia, legumi ricchissimi di ferro e vitamine usati un tempo come cibo ricostituente per donne gravide. La loro coltivazione è a rischio, sostituita da altre più redditizie. L'astronauta Samantha Cristoforetti ne ha portati alcuni con sé in orbita, dando loro una nuova luce stellare. Sono il simbolo di una antica cultura contadina assolutamente da preservare. In quest'ottica il cece nero è stato insignito del titolo di "presidio Slow Food".
In Sardegna pochissimi casari resistono e producono ancora l'Axridda, un pecorino sardo dalle origini così antiche da farlo risalire fino all'epoca nuragica. Letteralmente, "su casuale cun s'axridda" è il formaggio avvolto nell'argilla, secondo una tecnica ancestrale dei pastori sardi per preservarlo dal caldo dell'estate. Un tesoro unico che pian piano sta cadendo nell'oblio.
Nella splendida Polignano crescono delle carote davvero speciali, non solo per la variopinta varietà dei loro colori che vanno dal giallo acceso al viola scuro ma soprattutto per il loro sapore diverso da tutte le altre. Il segreto?
Una accurata e secolare selezione delle semenze effettuata per secoli da generazioni di contadini locali e soprattutto per via della loro particolarissima irrigazione, che pesca l'acqua scaturente da un pozzo in pietra ottocentesco profondo 12 m in comunicazione con il mare.
Nel pietroso borgo di Polizzi Generosa in cima alle Madonie in Sicilia crescono tenaci le ultime piante di "pipiddu", un raro peperone con la particolarità che cresce all'ombra dei noccioleti e si protende all'insù in cerca della necessaria luce solare.
Una coltivazione difficoltosa con una raccolta molto lunga. Ne vale però la pena, il pipiddu è davvero buonissimo.
Era quasi scomparso ma negli ultimi anni alcuni giovani agricoltori stanno cercando di salvarlo.
Queste sono solo alcune delle nostre tante eccellenze, delle nostre perle nascoste che rischiano di non arrivare sulle tavole dei nostri nipoti .
È necessaria una forte iniziativa collettiva sia da parte delle istituzioni pubbliche che da parte delle associazioni di categoria e degli imprenditori per salvare questi preziosi retaggio della nostra cultura agroalimentare.
È necessario applicare tutele, fare promozione ed informazione ed incentivare la loro produzione.
Abbiamo ricevuto in eredità un patrimonio straordinario e ne siamo i custodi.


È nostro dovere preservarlo affinché ne possano godere anche le generazioni future.

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