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Stefano Gaj Tachè, chi è la vittima dell'attentato alla Sinagoga di Roma del 1982

La targa a lui dedicata è stata annerita la notte scorso all'esterno della Sinagoga Beth Michael di via di Villa Pamphili a Roma: 43 anni fa andò in scena la terribile violenza antisemita

Stefano Gaj Tachè, chi è la vittima dell'attentato alla Sinagoga di Roma del 1982
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La scorsa notte è stato vandalizzato l'esterno della Sinagoga Beth Michael di via di Villa Pamphili, nel quartiere Monteverde vecchio di Roma. Tra le scritte, "Palestina libera" e "Monteverde antisionista e antifascista", oltre a essere stata annerita la targa dedicata a Stefano Gaj Taché, ucciso in un attentato terroristico nella Sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982. A più di quarantatre anni di distanza da quel terribile accadimento la memoria non è mai stata cancellata, eccezion fatta - evidentemente - per quegli uomini incappucciati che, tra il 30 novembre e il 1° dicembre, hanno compiuto questo vergognoso gesto, sfregiando il ricordo di una innocente giovanissime vittima di terrorismo.

Erano infatti le ore 11:55 di sabato 9 ottobre 1982 - giorno in cui si celebravano contemporaneamente lo shabbat, il bar mitzvah di alcune decine di adolescenti della comunità ebraica romana e lo Shemini Atzeret, a chiusura della festa di Sukkot - quando cinque terroristi, vestiti in maniera elegante, camminarono con calma fino all'obiettivo, mentre nel Tempio erano presenti almeno 300 persone, tra cui almeno una cinquantina di minorenni con le rispettive famiglie. Tre degli assalitori si disposero in modo da poter bloccare tutte e tre le potenziali vie di fuga di via Catalana, su cui si affaccia l'uscita posteriore della sinagoga, mentre gli altri due si posizionarono davanti all'ingresso principale dell'edificio, posto su via del Tempio.

Attentato alla Sinagoga di Roma dove morì Stefano Gaj Tachè

Secondo le ricostruzioni effettuate ai tempi, un agente di sicurezza impiegato dalla comunità ebraica chiese a due componenti del commando di identificarsi. Questi risposero lanciando almeno tre bombe a mano e, subito dopo, aprendo il fuoco con i mitra sulla folla. L'aggressione durò circa cinque minuti; successivamente gli attentatori furono visti fuggire a bordo di una Volkswagen rossa e di una Austin bianca. L'unica vittima dell'attentato fu proprio il povero Stefano Gaj Taché, un bimbo di appena 2 anni di età colpito a morte da una scheggia di una bomba a mano. 40 furono invece le persone ferite, tra cui i genitori e il fratello della vittima, Gadiel Gaj Taché (4 anni), cge venne colpito alla testa ed all'addome.

Nei giorni immediatamente successivi all'attentato, l'atto venne attribuito al Consiglio rivoluzionario di al-Fath guidato da Abu Nidal, responsabile di numerosi attentati contro obbiettivi ebraici in Italia ed in Europa lungo gli anni ottanta. A oggi si conosce l'identità solo di uno degli attentatori, Osama Abdel Al Zomar, arrestato il 20 novembre 1982 mentre cercava di passare il confine fra Grecia e Turchia portando con sé un carico di esplosivo. In seguito all'arresto, ulteriori riscontri condotti dalla polizia e la testimonianza della sua fidanzata italiana portarono a identificarlo come uno dei componenti del commando. Al Zomar scontò una condanna per traffico di armi in Grecia, al termine della quale, nonostante le richieste di estradizione avanzate dall'Italia, venne lasciato libero.

Il 7 ottobre 2007 venne celebrata la nuova intestazione del piazzale sul luogo dell'attentato (situato all'incrocio fra via del Tempio e via Catalana) al piccolo Stefano Gaj Taché, in presenza dell'allora sindaco Walter Veltroni.

Il 3 febbraio 2015, durante il messaggio al Parlamento seguito al giuramento per l'elezione a Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ricordò l'attentato in passaggio del suo discorso: "L'Italia ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell'odio e dell'intolleranza - furono le parole del Capo dello Stato -. Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma nell'ottobre del 1982. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano".

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