
Pane e «friarielli» killer. Si registra un nuovo ricovero per botulino a Cosenza. Nel bollettino dell'ospedale «Annunziata - Mariano Santo - Santa Barbara» del capoluogo calabrese. Ieri pomeriggio è giunto in pronto soccorso con sintomatologia suscettibile di botulismo un 20enne figlio di una paziente al momento già ricoverata all'«Annunziata» per intossicazione botulinica. Trasferito immediatamente in terapia intensiva e sottoposto a monitoraggio continuo il nuovo caso porta a 15 i ricoveri nella struttura ospedaliera: cinque in terapia intensiva, tre in pediatria e sette nei reparti di area medica.
Intanto salgono a dieci gli indagati per omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive. La Procura di Paola, Cosenza, ha iscritto sul registro degli indagati un altro medico, il sesto, del 118. Anche lui, come i suoi cinque colleghi di due strutture sanitarie private, è accusato di non aver fatto una diagnosi tempestiva sui due pazienti deceduti, Luigi Di Sarno, 52 anni, di Cercola e Tamara D'Acunto, 45 anni, di Praia a Mare.
A provocare le intossicazioni i panini salciccia e broccoletti, i friarielli napoletani, acquistati al food truck di Giuseppe Santonocito a Diamante tra il 3 e il 5 agosto. Due i filoni d'indagine aperti dal procuratore Domenico Fiordalisi, uno sulle responsabilità della catena alimentare: produttori, distributore, ambulante, totale quattro indagati. L'altro sui sei medici responsabili delle diagnosi errate. Il sindaco di Diamante tranquillizza la popolazione sostenendo che il fenomeno è circoscritto. Intanto sono stati richiamati due produttori di friarielli per sospetto rischio di contaminazione da botulino con l'avvertenza di ritirare i prodotti in giacenza. I lotti sospetti hanno l'etichetta «Bel Sapore» (lotto 060325 con scadenza 6 marzo 2028 e 280325, scadenza 28 marzo 2028) e il marchio «Vittoria» (lotto 280325 scadenza 28 marzo 2028 e lotto 290425 scadenza 28 aprile 2028), confezioni da un chilo. Arrivano anche i primi risultati dell'Istituto Superiore di Sanità sugli alimenti stoccati nel camioncino di Santonocito. Sotto accusa non sono solo le cime di rapa. Perché? «Ipotizziamo che il gestore utilizzasse un unico attrezzo da cucina per maneggiare gli alimenti, altrimenti non si spiega», dichiara il pm Fiordalisi. Una sola pinza alimentare che avrebbe contaminato, partendo dai broccoletti, tutto il cibo servito nel camioncino. Il principale accusato si difende. «I prodotti in vendita nel truck food - spiega attraverso il suo legale, l'avvocato Francesco Liserre - non erano esposti al sole e aperti ma conservati in frigo, aperti all'occorrenza. In esposizione solo pochi contenitori di dimensioni molto ridotte, usati per mostrare alla clientela i condimenti con cui farcire i panini. L'attività, poi, apre in tarda serata. È tutto un equivoco». Eppure Santonocito affermava, in varie interviste, che i broccoletti li metteva in bella vista, fuori dal frigo, per mostrare il prodotto alla clientela. «È devastato psicologicamente - prosegue l'avvocato - Lavora da nove anni in questo settore, è un punto di riferimento. È convinto che la contaminazione fosse già nei prodotti.
Siamo in attesa dei risultati delle analisi e delle autopsie per verificare l'eventuale nesso di causalità tra la somministrazione degli alimenti e le morti». «In caso insorgano i sintomi invito tutti a rivolgersi alle strutture ospedaliere», l'appello del primo cittadino Achille Ordine.