Valentino Cassanelli, uno chef felice e tenace
4 Agosto 2023 - 09:18Valentino Cassanelli, “per adesso” una stella Michelin, a Forte dei Marmi porta avanti il suo progetto presso il ristorante Lux Lucis dell’hotel pentastellato Principe
Sapete quanti ristoranti stellati ci sono solo in Italia? 385, praticamente il terzo paese al mondo dopo Francia e Giappone. È chiaro a tutti, dopo questo dato, che il livello si sta sempre più alzando, che la ricerca del buon cibo, della materia prima d’eccellenza e la passione di chi opera nel settore, si è notevolmente alzato. Il mio umile pensiero, è che per molto tempo, la cucina italiana si è cullata della straordinaria varietà di prodotti che il nostro bel paese produce, ma senza troppa attenzione e rispetto nell’utilizzo. Forse, mi prenderete per matto e lo capisco, ma una cosa è utilizzare un prodotto e un’altra è valorizzarlo. Oggi, per fortuna, alcuni chef italiani lo hanno capito e lavorano proprio in questa direzione, per cui sono attenti al gusto autentico di ciò che utilizzano in cucina, rispettano le materie e la natura, parlano di filiera corta, in molti casi di produzione propria, utilizzano delle tecniche innovative e valorizzano la tradizione rivisitandola con un linguaggio contemporaneo. Oggi, di certo, uno tra i protagonisti del panorama nazionale si chiama Valentino Cassanelli, “per adesso” una stella Michelin, Classe 84, nato a Modena e da dodici anni residente in Versilia, esattamente a Forte dei Marmi, dove porta avanti il suo progetto presso il ristorante Lux Lucis dell’hotel pentastellato Principe. Sono andato a trovarlo per voi e devo dire che è stato un bellissimo incontro, ho conosciuto un ragazzo tenace e con le idee chiare, appassionato del suo lavoro e innamorato della vita.
Valentino, ti faccio la prima domanda, chi è Valentino?
(Ride) Spiazzante da subito, Valentino è un ragazzo di Modena, nato a Spilamberto, da subito innamorato della gastronomia e da sempre curioso.
Ho saputo, che in qualche modo la nonna è stata l’artefice del tuo destino.
In qualche modo lo è stata, ma credo che in quasi tutte le famiglie italiane, c’è da sempre un legame tra cucina, nonne o mamme, che a loro volta lo trasferiscono a figli e nipoti, a volte in modo diretto altre indiretto, attraverso ciò che riescono a mettere a tavola.
Nel tuo menù c’è qualcosa della nonna?
Tutte le mie esperienze contaminano il mio menù, alcune cose sono più palesi, altre meno. Tempo fa offrivo una polpetta cotta-cruda con un brodo di soffritto e praticamente era frutto del ricordo della domenica quando da bambino rubavo il ripieno crudo e sentivo il profumo del brodo per tutta casa…questo ne è l’esempio. In altri piatti magari non è così palese ma comunque sono figli di esperienze passate. Ma se devo essere sincero, quello che più mi porto dietro è il concetto di unione e di famiglia che la cucina è in grado di fare. Tutti seduti a tavola a mangiare qualcosa che magari per cucinarlo ci sono volute delle ore. Magari si iniziava al mattino presto per fare dei bolliti, o della pasta fresca, delle lasagne, ma con l’obiettivo di sedere tutti attorno a un tavolo con la felicità di essere tutti lì. In fondo è questo che mi ha fatto innamorare della gastronomia. Oggi io sono felice quando vedo i miei ospiti al ristorante seduti a gustare i miei piatti e tornano a casa felici a loro volta.
Tu nella vita sei un uomo felice?
Di base molto, lo sono nel lavoro come nella vita privata. Ho una moglie che amo tantissimo, un figlio e un altro in arrivo, per cui lo sono. Sono fortunato!
Con la tua brigata sei felice e cosa invece ti fa arrabbiare?
Sì, anche esigente. Cerco di dare il massimo e lo pretendo, naturalmente. La cosa che invece mi fa arrabbiare è l’approccio, per me è molto importante, la sfida, il volere andare sempre oltre, lavorare con passione, caratteristiche fondamentali, ecco perché mi arrabbio quando non vedo tutto questo in chi lavora, e precisamente in chi non vede l’errore, perché chi lo vede è in grado di capire, di rivalutare e di proseguire con coscienza, ma chi va avanti e non riconosce gli errori, non va bene, vuol dire che ci si è posti a un livello troppo basso delle proprie capacità. Noi non facciamo i chirurghi, non abbiamo dei limiti oltre i quali non possiamo andare, in fondo non mettiamo in pericolo di vita nessuno, per cui possiamo sbagliare e riprovare ad alzare sempre di più l’asticella, ma sempre con l’approccio giusto.
Cos’è secondo te e come si riconosce il talento?
Bella domanda…non lo so, ma credo sia un desiderio che si ha dentro e che ti porta a voler dimostrare qualcosa e che in qualche modo si vuol codificare, magari cercando qualcosa o qualcuno in grado di tirartelo fuori e riconoscerlo.
Chi ha scoperto il tuo talento e chi lo ha saputo valorizzare?
Tutti i passaggi della mia carriera hanno contribuito, se c’è stata una persona in particolare non lo so, di fatto, con tutti quelli con i quali ho collaborato e dai quali ho imparato, sono rimasto amico, ci si chiama sempre, si collabora, ci si confronta, come con Giorgio Locatelli per fare un nome. Alla fine, è anche lo scambio che affina il talento in modo reciproco. Poi c’è Carlo Cracco che forse ha visto qualcosa in più a tal punto che è stato lui la prima volta a farmi la proposta di venire qui all’hotel Principe per aprire il Lux Lucis, stessa cosa il direttore Cristina Mascellari che ha dato il benestare a Carlo perché io potessi affrontare la sfida proprio qui e che mi ha poi portato alla stella.
Valentino come cucina a casa per la famiglia?
Non cucino! (ride) cerco di andare fuori a mangiare con la famiglia.
Ma sei un criticone nei confronti degli altri ristoranti?
Assolutamente no. Unica cosa, quando magari dei nuovi amici vogliono organizzare una cena a casa e temono un mio possibile giudizio, entrano in ansia. Io invece me la godo e sono tranquillo, se devo dirla tutta non mi piace, se mi si invita a cena e ordinano le pizze, perché a mio avviso è sbagliato, se qualcuno ti invita a casa deve cucinare per te, in fondo è una mancanza di ospitalità. Comunque, io amo la convivialità e sono uno da invitare a cena, assolutamente. (ride)
Secondo te, in cosa Valentino deve migliorare?
(Arrossendo) Sicuramente dovrei essere un po’ più aperto verso gli ospiti, io cerco di raccontarmi attraverso i miei piatti, ma capisco che potrei di certo essere più accogliente. È anche una mia forma di timidezza.
Valentino in cosa apprezza Valentino?
È difficile farsi dei complimenti da solo…ma apprezzo il percorso che sto facendo considerando che ho ancora trentanove anni e che davanti a me la strada è ancora lunga e piena di belle sorprese.
Come ci saluti?
Ciao! (ride)
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