MilanoMarzo decisivo sugli aiuti al settore automobilistico. Dai fondi che Stati Uniti, da una parte, e singoli Stati europei, dallaltra, inietteranno nelle prossime settimane dipenderà il futuro del comparto. Proprio ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel ha annunciato che parlerà con i Paesi che ospitano stabilimenti della General Motors, ossia Spagna e Belgio, «per avere il più velocemente possibile un piano molto chiaro per Opel». Il marchio, insieme a quello gemello Vauxhall che opera nel Regno Unito, e la svedese Saab, è appeso a un filo. Senza un rapido intervento di 3,3 miliardi di euro, ha ammonito nei giorni scorsi il presidente di Gm Europa, Carl-Peter Forster, il rischio di fallimento sarà reale.
«Le pressioni di Gm Europa per Opel - spiega in proposito Roberto Matteucci, amministratore delegato di General Motors Italia (circa 4mila persone tra dipendenti diretti e indiretti; a Torino ha la sede il quartier generale europeo per la progettazione dei motori) - sono le stesse che stanno facendo gli altri gruppi automobilistici che producono nel Continente. Si cercano fonti finanziarie non disponibili sul normale mercato. Occorre liquidità a sostegno dei futuri progetti di investimento e non a favore delloperatività quotidiana».
Una prima valutazione da parte della Merkel potrebbe arrivare proprio oggi, accelerata anche dagli ultimi dati allarmanti del gruppo: «rosso» record di 31 miliardi di dollari nel 2008. In apprensione è lintera filiera di Gm: fornitori e concessionari sono a corto di liquidità. «Il sistema bancario non sta ancora supportando il comparto - afferma Matteucci - e la crisi di liquidità, a questi livelli, è ai limiti della sostenibilità».
Qual è limpatto della crisi su Gm Italia?
«Per quanto ci riguarda - risponde Matteucci - loperatività non è cambiata. In Europa non esiste un legame diretto tra i marchi commercializzati e la holding americana. Il contrario di quello che accade Oltreoceano, dove la correlazione tra Gm e, per esempio, Buick e Chevrolet è fortissima. E proprio questa è una delle ragioni principali di frenata degli acquisti negli Stati Uniti».
E se prevalesse lopzione «Chapter 11», cioè lamministrazione controllata del gruppo?
«Gm ritiene che il Chapter 11, per unazienda automobilistica, non rappresenti la via duscita alla crisi. Limpatto potrebbe essere devastante su tutta la filiera. Occorre un piano di ristrutturazione più deciso, veloce e che imponga più sacrifici».
Provi a leggere il 2009 di Gm Italia nella sfera di cristallo...
«Impossibile, aspettiamo giugno. Grazie agli incentivi, a febbraio la raccolta degli ordini è cresciuta del 30%. Il calo generale delle vendite sarà più contenuto rispetto a gennaio».
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