Auto, le aperture di Bruxelles riavvicinano il titolo Fiat a 6 euro

In Borsa il titolo Fiat riprende quota. Ripiombate nei giorni scorsi a 4,68 euro, livello toccato il 20 novembre scorso, più meno lo stesso del periodo di uscita del Lingotto dal convertendo, ieri le azioni hanno guadagnato il 7,07% riavvicinandosi così alla soglia dei 6 euro (chiusura a 5,77 con 1,54 milioni di azioni scambiate).
A parte la giornata positiva che ha interessato il settore automobilistico, le ragioni della scatto di Fiat a Piazza Affari sono da ricercare nella possibilità che tra qualche giorno il braccio di ferro con la Ue sul CO2 si concluda come auspicato dal Lingotto. In più, il mercato sembra essere soddisfatto della volontà sempre di Bruxelles di sostenere economicamente, anche se per ora con soli 4 miliardi, il settore delle quattro ruote («è un primo passo importante», ha commentato una fonte del settore). Due altre ragioni, che potrebbero aver premiato il titolo Fiat, sono strettamente legate alle vicende torinesi: il varo ufficiale, lunedì, dell’accorciamento della catena (dalla fusione Ifil-Ifi nascerà la nuova Exor), significherà il maggior avvicinamento della famiglia Agnelli al Lingotto. Inoltre, la decisione dell’amministratore delegato Sergio Marchionne di «bigiare» l’assemblea di Ubs di cui è vicepresidente, preferendo occupare il tempo con una serie di riunioni strategiche a Torino, da qualcuno viene interpretata come un forte segnale in direzione del Lingotto. Ancora nei giorni scorsi, infatti, nelle sale operative di Milano circolava la voce sulla possibilità che Marchionne lasciasse presto Fiat per Ubs. Per l’auto, comunque, sono giorni importanti. Nella prossima settimana potrebbe sbloccarsi il lungo e laborioso negoziato sul CO2, con la decisione di diluire più nel tempo i limiti che la Ue vuole imporre ai costruttori. Il fatto che la trattativa abbia presa una piega più favorevole ai costruttori generalisti, anche in virtù delle forti difficoltà attraversate in questo momento dai marchi «premium» tedeschi, è la presa d’atto che la dura presa di posizione di Marchionne («è ingiusto che a pagare di più sia chi inquina meno») ha avuto i suoi effetti. Dall’Ue, intanto, è partito l’ultimatum a Berlino: la legge Volkswagen dev’essere ancora modificata, pena una supermulta.
Ma alla prossima settimana guardano con una certa apprensione i vertici di Gm, Ford e Chrysler. Martedì Rick Wagoner, Alan Mulally e Bob Nardelli si presenteranno all’audizione di Washington con i rispettivi piani di rilancio che, agli occhi dei parlamentari, dovranno risultare credibili.

In gioco c’è l’intervento dello Stato per garantire ai tre gruppi un futuro.
Gm, dal canto suo, oltre a voler tagliare del 10% il costo del lavoro in Europa, sta considerando di cedere, insieme a Hummer, anche i marchi Saab, Pontiac e Saturn.

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