Auto, è crisi nera (-19,5%) Fiat: quota ok, giù in Borsa

da Milano

In Italia le vendite di auto precipitano (meno 19,5% a giugno) e il titolo Fiat fa altrettanto: in un anno il valore delle azioni torinesi è sceso di quasi il 55%, dai 22,43 euro del 2 luglio 2007 ai 10 euro di ieri (meno 3,86% su lunedì). Guardando il primo semestre del 2008 la quotazione Fiat a Piazza Affari è contrassegnata da un meno 43,43% a fronte di un mercato dell’auto che, rispetto ai primi sei mesi del 2007, registra un calo dell’11,4%.
Ciò vuol dire che, a parte la congiuntura internazionale e il caro-greggio, le azioni Fiat continuano a essere «Auto-dipendenti», un problema che Sergio Marchionne conosce bene e per il quale, prima o poi, dovrà trovare una soluzione. L’ad del Lingotto, comunque, imputa «ai prezzi del petrolio (nuovamente sopra i 143 dollari al barile, ndr), a quelli delle materie prime in genere e a chi sta liquidando per coprire le perdite», le ragioni della débâcle delle immatricolazioni nel Paese.
Secondo Marchionne, che conferma gli obiettivi 2008 e 2009, l’unica soluzione è «aspettare che si assesti il mercato». Intanto a Torino è stato deciso di adeguare il listino (più 1,5% l’aumento medio) per tutta la gamma (Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Fiat Professional) proprio per far fronte ai rialzi delle materie prime. Ritocchi riguardano anche le collegate Cnh (più 5%) e Iveco (più 2,5%).
In uno scenario preoccupante (peggio dell’Italia sta però facendo la Spagna: meno 30,8% a giugno e meno 17,6% da gennaio), il Centro Studi Promotor ha rivisto al ribasso le stime di fine anno, ipotizzando una chiusura a 2,1 milioni di unità vendute. E negativi sono anche gli ordini, l’indicatore più immediato dello stato di salute del settore (meno 15% a giugno) e i contratti relativi alle vetture usate (meno 6,5% il mese scorso). Sempre il Centro Studi Promotor rileva come il dato sulla fiducia dei concessionari sia sceso ai livelli del 1993, «cioè nel pieno dell’ultima grande crisi del mercato». I marchi italiani, seppur risentendo della situazione generale, sono riusciti a rosicchiare quote: Fiat Group Automobiles ha chiuso giugno al 32,7% (più 1,2%), nonostante la riduzione delle vendite (meno 16,5%), comunque inferiore a quelle complessive. Cresce anche Lancia (4,74% di penetrazione), in attesa dell’auspicato «effetto Delta», mentre Alfa Romeo continua a soffrire (2,8% di quota rispetto al 3,10% di un anno fa): la disponibilità della MiTo dovrebbe riportare gradualmente il Biscione su livelli migliori. Ma un chiaro segnale alle case riguarda la crescente attenzione del pubblico verso i veicoli alimentati a gas: la Panda a metano, in proposito, rappresenta il 25% delle vendite del modello che, tra l’altro, è risultato il più richiesto tra le city-car. L’orientamento verso motorizzazioni alternative, seppur ancora limitato, si evince analizzando le tabelle dell’Unrae: continua a scendere la richiesta di vetture diesel, un tempo le preferite (da 129.542 a 92.806 in giugno) e di quelle a benzina (da 90.385 a 79.994 unità), mentre sale la domanda dei veicoli classificati alla voce «altri» (11.459 da 9.076).

Sempre in casa Fiat (exploit in Francia: più 29% il gruppo e più 48,5% il marchio principe) l’azienda ha deciso di ricorrere alla cassa integrazione a Melfi (dal 28 luglio al 31 luglio), dove nasce la Grande Punto, mentre alle ex Meccaniche Mirafiori si lavorerà anche di sabato (dal 25 agosto): previste 200 assunzioni e la progressiva stabilizzazione di 160 giovani con contratto a termine. Sarà invece prodotto in Polonia, e non a Torino, il nuovo motore di piccola cilindrata di Fiat Powertrain. È la risposta di Marchionne alla rigidità dei sindacati sulle richieste del Lingotto.

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