Passi, viste le ragioni legate alla sicurezza, la rimozione (anche se le obiezioni non mancano), ma la multa per il divieto di sosta proprio non va giù. E visto che ho dovuto sborsare, oltre ai 62 euro per la rimozione e ai 38 per il divieto di sosta, anche 9,50 euro di parcheggio nel garage convenzionato con il Comune, a questo punto chiedo che almeno mi vengano rimborsati i soldi dei «gratta e sosta».
Ma ecco, in sintesi, la disavventura in cui è incappato il sottoscritto e che evidenzia come, difficilmente, il cittadino può far valere le sue ragioni. Anzi, può farlo, ma con tanti punti interrogativi: «Il ricorso? - mi rispondono al comando della Polizia locale di piazza Beccaria - Certo che lo può fare: non paga la sanzione, poi si rivolga al prefetto, al giudice di pace...». La tentazione c’è, ma a prevalere è il pragmatismo: come dicono i commercianti, il miglior guadagno è saper perdere al momento giusto.
E ora i fatti. Parcheggio regolarmente la mia macchina venerdì mattina intorno alle 9 in piazza Edison, all’interno delle strisce blu. Non ci sono cartelli che avvisano del rischio di rimozione o quant’altro. Dispongo sul cruscotto tutti i «gratta e sosta» previsti, dovendo assentarmi da Milano per il fine settimana e rientrare solo nella tarda mattinata di ieri. Tutto regolare, dunque. All’apparenza. La brutta sorpresa è invece arrivata ieri nel primissimo pomeriggio: auto sparita, rimossa. A spiegarmi il tutto è il gentile posteggiatore. Il giorno successivo il parcheggio della mia auto, era stato posizionato il cartello che avvisava della rimozione forzata prevista ieri mattina a causa di un evento in Borsa con le presenza del Capo dello Stato. E io, che veggente non sono, come potevo sapere il giorno prima del divieto? La vettura era parcheggiata all’interno degli spazi, i «gratta e sosta» pagati: tutto regolare. E invece è successo quello che è successo. Non è giusto.
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