Politica

Autogol all’estero: così il Polo ha perso il Senato

Autogol all’estero: così il Polo ha perso il Senato

Alessandro M. Caprettini

da Roma

«Non andrò a Roma per rovesciare un governo, ma per difendere le posizioni degli italo-argentini!». Eccolo là; Lorenzo Pallaro - l’industriale di origine veneta che ha raccolto più voti di tutti tra la Colombia e la Terra del Fuoco, con la sua “Associazioni Italiane in Sudamerica” - non solo rischia di essere il 159° supporto di Romano Prodi, ma un’ulteriore spina nel fianco dell’Ulivo. Visto che sarà lui a considerare cosa è bene e cosa male per i nostri connazionali di Buenos Aires, agendo di conseguenza e infilandosi anche lui, nemmeno troppo di soppiatto, nel lungo elenco di chi ora si appresta a reclamar di tutto al Professore in cambio della sua fedeltà.
Gli italiani all’estero hanno del resto cambiato ieri la maggioranza in Senato, favorendo la sinistra, rispetto al risultato espresso sul territorio nazionale. Ci si era addormentati all’alba con un 155 a 154 per il centrodestra e ci si è ritrovati subito dopo pranzo con un 158 a 156 più “l’autonomo” Pallaro e i 7 senatori a vita. Una nemesi storica per Mirko Tremaglia che da decenni premeva per una legge che permettesse loro il voto, convinto forse - come gran parte dell’allora Msi - che gli emigranti altro non avessero che il Tricolore nel cuore e, forse, il Duce. Dicono sia “rattristato” adesso che il voto c’è stato e si è orientato da tutt’altra parte. Ma, anche se Formigoni l’ha preso amabilmente in giro dicendo che d’ora in poi lo chiamerà «Comunardo Niccolai» come il difensore del Cagliari scudettato famoso per i suoi autogol, non gli si può far certo una colpa se alle Seychelles l’Ulivo ha preso il 73% o se in Canada ha prevalso di parecchio col suo 44%.
Più difficile però smentire una sua responsabilità nella disfatta complessiva del voto all’estero (6 deputati e 4 senatori all’Ulivo, 1 deputato a Di Pietro, 1 deputato e 1 senatore al movimento di Pallaro contro 3 deputati e 1 senatore di Forza Italia e 1 deputato per An), visto che proprio il ministro per gli Italiani all’Estero ha seccamente respinto ogni ipotesi di coalizione nel centrodestra. Anche Fini, avvertito dai suoi dai rischi che si correvano, avrebbe cercato di dissuaderlo dalla corsa isolata. Ma lui, niente: ha voluto una lista che portava il suo nome (Italiani all’Estero con Tremaglia), proponendo agli alleati di aderire alla sua iniziativa. Credeva Tremaglia, che i nostri connazionali emigrati avrebbero apprezzato una iniziativa che non voleva essere di parte. Non è andata così. Hanno prevalso le logiche partitiche. E in questo modo per il Senato, nonostante in Nord America la Casa delle libertà abbia per esempio ricevuto un complessivo 55,21% (30,5 per Forza Italia, 13,47 a Tremaglia, 11,23 per l’Udc), s’è lasciato il via libera all’elezione di un panificatore calabrese dell’Ulivo che ha rimediato il 37,9% delle preferenze. Stessa cosa per i due seggi di Asia, Africa, Oceania. Mentre per quel che riguarda il Sudamerica la parte del leone l’ha fatta, come detto, Pallaro il quale ha confessato candidamente al Clarin che non verrà certo in Italia «a dire cosa fare per risolvere i loro problemi», ma più semplicemente per «mettere in esecuzione un nuovo tipo di relazioni tra Italia ed Argentina». Il che, con le ferite ancora aperte sui bond, non è detto sia così semplice.
Qualche dato curioso emerge tra le pieghe di questa prima volta degli italiani all’Estero, per altro contestata per le molte irregolarità emerse. In Europa prevale l’Ulivo, in Usa e nel centro America Forza Italia. L’Ulivo si ritrova con il 57% di amici di Prodi in Cina, dove però appare anche la Lega con un buon 4,6%.

Va male invece al Carroccio in Serbia nonostante l’appoggio dato a Milosevic (1,9%): a Belgrado trionfa Forza Italia (52%), così come in Israele (61%) dove non solo Tremaglia prende un 20%, forse frutto delle tante visite di Fini ma dove addirittura la Fiamma Tricolore di Romagnoli coglie uno 0,8%.

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