Carmine Spadafora
da Napoli
L'ex «Long John» del calcio italiano, Giorgio Chinaglia, è di nuovo finito in pesanti guai giudiziari: i pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, stanno indagando su un presunto tentativo della camorra di riciclare pacchi di denaro sporco in una squadra di calcio: la Lazio, che Giorgione tanto amò, fino al punto di portarla al primo dei due storici scudetti. L'ipotesi che gli inquirenti fanno è quella di un importante coinvolgimento dell'ex centravanti biancoceleste e della nazionale italiana, in una operazione i cui contorni sono tutt'altro che chiari. Il clan che avrebbe cercato di comprare la Lazio (poi fallito) è quello dei «casalesi», sinonimo di morte, la cosca più potente e sanguinaria della Campania, il cui capo è Francesco Schiavone, detto «Sandokan», in carcere grazie alla Dia di Napoli, da circa otto anni.
«Casco dalle nuvole e tutta questa storia è triste...». Così Giorgio Chinaglia sull'indagine della procura di Napoli per riciclaggio. «Questa mattina (ieri ndr) vedo il mio faccione sul telegiornale e mi chiedo: cosa è successo? - ha detto l'ex calciatore -. Di sicuro, non è una cosa piacevole, casco dalle le nuvole. È una storia triste. Si vede che sono un personaggio scomodo, ma ditemi voi se uno che parla e dice la verità sulla sua squadra del cuore deve essere indagato».
Con Chinaglia sono indagati i promoter finanziari Carlo Guido Di Cosimo e Giancarlo Benedetti l'imprenditore casertano, Giuseppe Diana, titolare di una importante azienda specializzata nella vendita di gas gpl. L'ex calciatore e i due promoter sono indagati per riciclaggio e per aver agevolato l'attività di un clan mentre per Diana l'accusa è di associazione mafiosa e estorsione. I militari della Guardia di finanza hanno eseguito ieri mattina quattro perquisizioni nelle abitazioni degli indagati. Nei prossimi giorni i magistrati della Procura napoletana, si incontreranno con i colleghi di Roma che, nelle scorse settimane, avevano messo Chinaglia sotto inchiesta per aggiotaggio, a seguito dell'iniziativa portata avanti da un gruppo farmaceutico ungherese, interessato ad acquistare la Lazio. Tornando alla vicenda napoletana, sono molti i punti interrogativi, a cominciare dalla notizia più importante e cioè se sia vero che la camorra volesse reinvestire nel calcio i denari del traffico della droga e delle estorsioni, comprando la Lazio. E se così fosse, Chinaglia era al corrente di questa scalata oppure è stato un inconsapevole strumento dei «casalesi»? Secondo le prime risultanze investigative della Dda, Diana avrebbe avuto nella propria disponibilità 21 milioni di euro, somma proveniente dall'Ungheria ma ritenuta dai pm enorme rispetto alle reali possibilità dellimprenditore casertano. I magistrati ritengono che quel denaro investito in Ungheria sia da mettere in relazione con i presunti legami che Diana avrebbe avuto con la camorra «casalese». Diana avrebbe tentato di portare in Italia quei 21 milioni di euro, attraverso fittizie operazioni di investimento. Un escamotage buono per poter giustificare l'arrivo in Italia di una enorme somma di denaro. La delicata operazione avrebbe avuto come protagonisti anche i due promoter, Di Cosimo e Benedetti, ai quali Diana avrebbe loro affidato l'incarico.
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