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Fiat Topolino, storia dell’originale utilitaria torinese

La Fiat 500 "Topolino" è stata l'utilitaria pensata e concepita per dare le ruote agli italiani. La sua progettazione non è stata facile, ma è stata un successo

Fiat Topolino, storia dell’originale utilitaria torinese
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Il nome di Fiat Topolino è tornato alla ribalta negli ultimi tempi per il rientro nella gamma del costruttore italiano di una "Topolino", microcar da 9.000 euro che nello stile ricorda alcuni grandi veicoli del passato. L'ultima nata è ovviamente elettrica ma, soprattutto, è la prima vettura del colosso torinese a indossare questo nome in modo ufficiale. L'originale nata negli anni Trenta del secolo scorso, si chiamava soltanto "500" e l'appellativo di "Topolino" gli è stato affibbiato bonariamente dalla gente, vista la somiglianza con il personaggio della "Walt Disney" che stava iniziando a spopolare in quegli anni. Quella piccola e coraggiosa utilitaria è stata sul mercato per due decadi, ha attraversato indenne una terribile guerra mondiale ed è divenuta, a pieno titolo, una delle più famose auto italiane. La sua storia racchiude nelle sue anguste lamiere, lo spirito di crescita e di rinascita di tutto il Bel Paese.

Pensata per motorizzare il Paese

L'idea di una vettura economica e che possa motorizzare in modo massiccio tutta la nazione italiana, comincia a balenare nella testa del Duce, Benito Mussolini, già a partire dagli anni Trenta. L'Italia ha bisogno di quattro ruote per crescere e, per questo motivo, viene convocato a Palazzo Venezia, a Roma, il senatore Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat. Mussolini gli dà un incarico speciale, difficile e ambizioso: creare una macchina funzionale, pratica, spaziosa ed economica. Ovviamente il Duce è una persona che non accetta dei no, quindi Agnelli è costretto ad accogliere il compito, anche se avrebbe desiderato declinare gentilmente l'offerta. Agnelli torna a Torino in grande affanno e per non deludere le alte aspettative, decide di affidare ai suoi progettisti la nascita di una macchina che abbia un costo complessivo di appena 5.000 lire.

Fiat 500 Topolino, guarda la gallery 1

A Mirafiori nascono due correnti di pensiero: la prima si fonda sull'utilizzo di tecniche e materiali già noti all'interno della Fiat, producendo un'utilitaria semplice e ridotta all'osso; la seconda ha bisogno di più tempo ed è più ambiziosa, perché passa sotto le mani di Oreste Lardone, un brillante ed estroso tecnico allievo di Giulio Cesare Cappa, che nel suo curriculum vanta già un prototipo di vettura economica per l'Itala. Dai piani alti si decide, in un primo momento, di seguire entrambe le strade, salvo poi farle decadere dopo l'incidente in fase di sviluppo della vettura proposta da Lardone, che vantava il motore anteriore e, soprattutto, la trazione anteriore. Durante la prova su strada, l'embrionale "Topolino" prese fuoco, mettendo a repentaglio la vita dello stesso Giovanni Agnelli, presente a bordo. Dopo il terribile spavento, nacque il diktat perentorio di non riproporre mai più nessuna trazione anteriore nella gamma. Ordine, poi, disatteso qualche decade più avanti.

La patata bollente passa a Giacosa

Nell'ufficio progetti di Fiat sono convinti che l'idea giusta per la nuova vettura, che ha l'obbligo di diffondere in modo massiccio l'automobile all'interno dei confini nazionali, sia quella "tutta avanti" di Lardone. Peccato che non si possa contravvenire a quanto imposto dal patron Agnelli. Dunque, la patata bollente passa a Dante Giacosa, giovane progettista che non ha molta paura e sa lavorare anche con pochi mezzi a disposizione. Egli riprende la celebre Balilla, la riduce nelle dimensioni e apporta una serie di modifiche e cambiamenti votati al risparmio. L'auto, nel complesso, risulta piena di innovazioni e di soluzioni geniali, a tal punto che, pur seguendo un concetto buono per far economia, la futura Fiat ha tutta l'aria di essere un piccolo capolavoro e non un accrocco messo insieme senza criterio.

Fiat 500 Topolino, guarda la gallery 10

Il prototipo definitivo viene collaudato su strada, il 7 ottobre 1934, da Giacosa e da Fessia, che si alternano al volante sull'accidentato percorso Torino - Ivrea - La Serra - Vestigné - Borgomasino - Cigliano - Torino, percorrendo molti chilometri di strade sterrate per testare al meglio la resistenza delle sospensioni. Nell'ultimo tratto autostradale, invece, i due raggiungono la velocità di 82 km/h. Al termine dei test, tutti gli uomini di Fiat rimangono estremamente colpiti ed entusiasta del lavoro svolto. Infine, arriva il momento di presentarla alla stampa e al Duce, che l'aveva voluta con tanta insistenza. Il 10 giugno 1936, a Villa Torlonia, viene rivelata la Fiat 500, nome che deriva dal suo propulsore da 500 cc raffreddato ad aria. Per tutti sarà la "Topolino", vista la somiglianza con Mickey Mouse. Il prezzo, però, sale a 8.900 lire, ben oltre le 5.000 paventate inizialmente e corrispondenti a venti volte lo stipendio medio di un operaio. L'Italia, che vanta soltanto un'auto ogni 200 abitanti, accetterà con favore la piccola "500 - Topolino".

La Fiat Topolino diventa icona

Ne escono molte versioni, la 500B, la Balestra Corta e la Balestra Intera, oltre alla 500C. Cade Mussolini, finisce la guerra, decade la Monarchia e arriva la Repubblica, l'unica cosa che non cambia è la presenza sulle strade della Topolino che affronta ogni sfida, in un Paese lacerato e impoverito. La piccola Fiat diventa un pezzo di casa mobile, un rifugio su quattro ruote, buono per ogni occasione. La sua missione viene compiuta in modo completo e totale, congedandosi soltanto quando l'Italia riparte ed è pronta a decollare verso il boom economico, che - a sua volta - sarà scandito dalle note del motore della sua sostituta, la 600. Nel 1955, dopo quasi vent'anni di carriera, la 500 "Topolino" saluta tutti. La Fiat ne venderà circa 520.000 esemplari.

Quando soltanto 13 CV bastavano per muovere il mondo.

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