
Sembra ieri. Sembra ieri quando Lamborghini aprì il suo centro stile a Sant’Agata Bolognese, primo marchio di automobili supersportive ad averne uno interno. E invece era vent’anni fa, un anniversario festeggiato qui dove tutto è cominciato, qui dove ogni giorno prende forma il mito Lamborghini, celebrato con una parata di star a quattro ruote sul tappeto rosso e con i riflettori puntati sulla storia e sul futuro.
”Sono stato io, quando all’inizio degli anni Duemila ero responsabile del design del gruppo Audi di cui Lamborghini faceva parte, a battermi perché il marchio avesse un centro di design interno e potesse così acquistare una inconfondibile identità”, dice Walter De Silva, leggenda dei car designer, invitato speciale alla festa per i primi vent’anni. ”In questo momento di grande confusione stilistica, dove le auto sembrano fotocopie e molti marchi cinesi copiano le auto europee e piú che macchine sembrano disegnare macchine da lavare, è ancora più importante avere una brand identity perchè ogni automobile si possa riconoscere ad occhi chiusi, soltanto sfiorandola, come appartenente a un determinato marchio. Insomma bisogna smetterla di essere follower di chi ci copia”.

Da quel momento nulla sarebbe stato più lo stesso perché ogni nuovo modello, variante di modello, concept straordinarie, edizioni speciale e few-off da far girare la testa, sarebbero state realizzate in modo scientifico e creativo da un team di designer plasmando il patrimonio stilistico di Lamborghini per i decenni a venire a stretto contatto con gli ingegneri del marchio.
Prima Luc Donckerwolke poi Filippo Perini iniziarono a creare con un team di 7 persone l’identità del marchio e a trasformare linee in sogni: Concept S, Miura Concept, Murciélago, Gallardo nelle versioni Spyder, Superleggera e Performante, Aventador, Huracán con tutte le varianti creative possibili. “Lamborghini ha il design nel suo DNA e negli ultimi 20 anni il Centro Stile ne ha scritto le regole, la struttura e la funzionalità, che rappresentano il modello genetico del nostro marchio", dice Mitja Borkert, dal 2016 appassionato direttore del centro stile Lamborghini che oggi conta su un team internazionale di 25 designer. In questi anni ha finalizzato il design del Super SUV Urus e firmato, tra l’altro, Aventador S e SVJ, Huracán Performante, il concept elettrico Terzo Millennio, Revuelto, Temerario, siglando la nuova era di Lamborghini. Con creatività ma anche con le nuove tecnologie: “Ogni responsabile del design ha la propria visione e il proprio modo di sviluppare le idee.

Ma vedere come il mondo si è evoluto negli ultimi due decenni ci ricorda quanto dobbiamo essere aperti ad accogliere gli sviluppi dei prossimi 20 anni", afferma Mitja Borkert. "Ricordo di essere rimasto stupito dagli esperimenti di stampa 3D. Ora la usiamo continuamente, anche per creare componenti di serie per auto. Stiamo valutando l'intelligenza artificiale, ovviamente, per vedere come può funzionare per noi, ma la decisione finale dev’essere sempre umana”.
Vent’anni che guardano oltre il futuro, con due modelli color giallo abbagliante protagonisti della serata celebrativa, che incarnano la filosofia del brand: rendere possibile l’impossibile e l’inaspettato. La Fenomeno, una few off di soli 29 esemplari, che rappresenta l'esclusività del brand e proprio i 20 anni del centro stile, con un hyperdesign strepitoso e il V12 Lamborghini più potente di sempre affiancato da tre motori elettrici per una potenza complessiva di 1080 CV, e con Manifesto, la vera novità del brand, al momento una concept scultura con il posteriore simile a un catamarano che segna, appunto, il manifesto d’intenti di Lamborghini e dei suoi designers.
“Siamo come musicisti che hanno un repertorio di brani, ossia di modelli, e da lì estraiamo un mix di pezzi differenti perché sarebbe noioso ascoltare per due ore sempre la stessa musica”, spiega Borkert. “Tutto per noi parte dalle linee di Countach, dalla nostra storia, e arriva a un’idea di supercar fortemente Lamborghini che punti sul concetto di inaspettato e spinga al di là i confini dell’immaginazione”.