Avanguardia e tradizione Che classe il nuovo Burrell

Nessuno ha dimenticato Dave Burrell, pianista e compositore di Middletown, Ohio, che oggi ha 66 primavere e che ai suoi anni verdi lavorò alla ricerca di un nuovo stile musicale. Accadde a New York fra il 1960 e il 1963: il nuovo stile fu il jazz informale, e nel 1969 ci fu l’inevitabile incontro con il sax tenore ruggente di Archie Shepp con il quale collaborò fino al 1976. In seguito Burrell non ha fatto molto per essere ricordato, sebbene si parlasse di lui come solista che, metabolizzato il freejazz, si dedicava a rivisitare la tradizione da Jelly Roll Morton a Cecil Taylor passando per Duke Ellington e Thelonious Monk. Nei giorni scorsi, reduce da Parigi e in viaggio per la Serbia, ha tenuto due concerti solistici a Milano e a Novara ottenendo applausi clamorosi specie da chi non conosceva ancora questo disco bellissimo registrato in Italia, che documenta quello che per molti è il «nuovo» Burrell.

Si ascolti con grande attenzione Margy Pargy che dà il titolo all’album: è una composizione del solista, ma l’ombra enorme di Jelly Roll Morton è lì, volutamente evocata. E poi ci sono standard e Lush Life di Billy Strayhorn per un’ora di musica meravigliosa.

Dave Burrell Margy Pargy, Splasc(H)

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