Gli avvocati: ecco la verità sulle cene del premier ad Arcore

I legali Ghedini e Longo hanno depositato ieri in procura le testimonianze di una decina di ragazze presenti alle serate 

Milano - Il contro-dossier della difesa di Silvio Berlusconii è stato consegnato ieri alla Procura milanese. In una cinquantina di pagine, i legali del capo del governo - Nic­colò Ghedini e Piero Longo - riportano il frutto delle indagini difensive, compiute nell’ambito dei poteri che la legge ricono­sce agli avvocati degli indagati. L’ossatura del dossier è costituita dai verbali di inter­rogatorio di una decina di ragazze, presen­ti alle serate organizzate nella residenza di Arcore del Cavaliere: tutte, secondo quanto si è appreso, negano che alle cene e ai momenti di svago, a base di musica e barzellette, seguissero incontri a luci ros­se.

Neanche il tempo per il documento di Ghedini e Longo di venire protocollato, e la Procura fa sapere che non cambia nul­la: l’inchiesta va avanti, e all’inizio della settimana prossima (salvo imprevisti) partirà la richiesta di giudizio immediato per il premier. Non che gli avvocati di Ber­lusconi si illudessero di far cambiare idea alla Procura. La partita decisiva si gioca altrove: sul piano procedurale, nella batta­glia per contestare la competenza del tri­bunale di Milano a giudicare gli episodi contestati al Cavaliere; e poi, se la prima dovesse fallire,nell’aula del processo, do­ve lo scontro sulla rilevanza delle prove raccolte dai pm si annuncia assai aspro. Ieri, ad Arcore, si è riunito il «gabinetto di crisi», il gruppo ristretto che su incarico di Berlusconi si occupa delle strategie da mettere in campo nello scontro finale con la Procura milanese:c’erano,oltreai lega­li, alcuni dei consiglieri più ascoltati del premier, come il ministro del Turismo Mi­chela Vittoria Brambilla.

Ma a dare la cac­cia ai punti deboli dell’indagine milanese stanno lavorando anche altri, come gli av­vocati presenti nei gruppi parlamentari del Pdl, che stanno verificando la compati­bilità delle attività di indagine compiuta dalla Procura milanese con le prerogative di deputato di Silvio Berlusconi. Ieri gli onorevoli togati si sono incontra­ti. Al termine il deputato Manlio Contento dice che «non sembra che siano stati utiliz­zati i tabulati telefonici per cercare una persona in particolare, ma per capire chi frequentasse la casa del premier a 360 gra­di e con quale frequenza. E questa, se così fosse,sarebbe un’ingerenza serianella vi­ta di un parlamentare».

Nel caso in cui ve­nisse riconosciuta l’illegittimità nell’uti­lizzo dei tabulati, sostengono i componen­ti del gruppo di lavoro, tutti gli atti dell’in­chiesta (che ne sono derivati) potrebbero essere dichiarati nulli.  L.F.

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