Auto, ricatto di Pechino sui chip

L'Olanda vuole Nexperia, la Cina va all'attacco: "Forniture a rischio"

 Auto, ricatto di Pechino sui chip
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Cina sempre più ago della bilancia per il futuro del settore automotive in Europa. Il Paese della Grande Muraglia, infatti, tiene in pugno il sistema occidentale nei rifornimenti delle materie prime (la recente stretta sulle terre rare) e dei chip. L'ultimo dissidio, in ordine di tempo, tra Europa e Cina (l'Olanda in questo caso) riguarda il produttore di chip Nexperia, con sede a Eindhoven, sussidiario del gruppo cinese Wingtech fondato nel 2006, parzialmente di proprietà statale e da 10 anni quotato a Shanghai. A scatenare la dura reazione dei cinesi, la decisione olandese di prendere il controllo di Nexperia. Operazione, denuncia Pechino, «che viola lo spirito degli accordi contrattuali e i principi di mercato, un tentativo di espandere il concetto di sicurezza nazionale e di interferire direttamente negli affari interni delle imprese».

Così il governo olandese spiega il blitz: «Si vuole prevenire una situazione in cui i beni prodotti da Nexperia potrebbero non essere disponibili in caso di emergenza». Secondo l'Aia, inoltre, l'azienda ha mostrato di recente «gravi carenze di governance», intese come «una minaccia alla continuità e alla tutela di competenze e capacità tecnologiche cruciali». La nuova crisi dei chip, che segue quella originata da Taiwan nel 2022, fa scattare l'allarme in Acea, l'associazione dei costruttori europei di auto: «Nexperia non è più in grado di garantire la consegna dei loro chip alla filiera; siamo profondamente preoccupati per le potenziali significative turbolenze per la produzione di veicoli in Europa qualora l'interruzione delle forniture non potesse essere risolta immediatamente». I semiconduttori al centro dello scontro sono spesso utilizzati, ad esempio, nelle unità di controllo elettronico dei sistemi elettrici dei veicoli.

E in mancanza di essi non è possibile produrre le parti necessarie per rifornire le case auto, con il rischio di stop delle fabbriche. Sebbene l'industria si fornisca già degli stessi tipi di chip da operatori alternativi, l'omologazione di nuovi fornitori per componenti specifici richiederebbe mesi. Dunque, una nuova pesantissima tegola su un comparto che in Europa è già allo stremo.

«Catene di fornitura troppo lunghe o in mano a un solo fornitore - commenta Andrea Taschini, advisor automotive - sono l'essenza del fallimento occidentale.

Lo stesso ragionamento lo si può ovviamente ascrivere alle terre rare e alle materie prime necessarie per le batterie che costituiscono il vero cuore dei veicoli elettrici. I cinesi hanno ben costruito una gigantesca trappola industriale e l'Europa ci è cascata senza neppure accorgersene»

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