Giancarlo Devasini: l'incendio in azienda, la carriera come chirurgo. Come è nata Tether che lo ha reso miliardario

C’è chi lo descrive come un visionario capace di reinventarsi, chi come il custode di una scatola nera che tiene in ostaggio la finanza digitale

Giancarlo Devasini: l'incendio in azienda, la carriera come chirurgo. Come è nata Tether che lo ha reso miliardario
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La sua parabola inizia con un bisturi in mano e oggi lo vede come uno degli uomini più discussi del mondo delle criptovalute. Giancarlo Devasini, torinese, classe 1964, è la mente finanziaria dietro Tether, la stablecoin che ha ridisegnato il mercato digitale e che da sola muove volumi paragonabili a quelli delle più grandi banche internazionali. Ma la sua storia è tutt’altro che lineare.

Dal bisturi al business informatico

Dopo la laurea in Medicina a Milano nel 1990, Devasini sceglie la chirurgia estetica. Resiste poco: due anni appena. Motivi etici, racconta. Non riusciva ad accettare la logica di un settore che gli sembrava trasformare la medicina in una vetrina di desideri da assecondare a ogni costo. Così lascia il camice e punta tutto sull’informatica, settore allora in piena espansione. Fondando società di distribuzione di componenti elettronici, costruisce un piccolo impero commerciale. Ma il percorso si complica presto. Negli anni Novanta viene accusato da Microsoft di pirateria software, risolve pagando una multa. Seguono altre controversie, tra cui cause per violazioni di brevetti. Eppure l’attività regge, almeno fino a un evento che segna la fine della sua prima vita da imprenditore.

L’incendio che cambia tutto

Febbraio 2008: un incendio distrugge i magazzini e gli uffici di diverse sue aziende. È la fine di un’epoca. La holding di riferimento, “Solo”, viene messa in liquidazione pochi mesi dopo. Alcune controllate vengono svalutate nei bilanci fino al valore simbolico di un euro. Il sogno informatico di Devasini brucia insieme agli scaffali di merce ridotta in cenere.

La rinascita con le criptovalute

Proprio quando sembra estromesso dal mondo dell’impresa, Devasini si affaccia al nascente universo delle criptovalute. Nel 2012 entra in Bitfinex, una delle prime grandi piattaforme di scambio digitale. Due anni dopo contribuisce a fondare Tether, la moneta stabile ancorata al dollaro che diventerà il pilastro di un intero ecosistema. Tether nasce con un obiettivo chiaro: garantire stabilità in un mercato dominato dalla volatilità. La promessa è semplice: ogni token emesso equivale a un dollaro reale custodito in riserva. Un’idea che conquista trader e piattaforme, fino a far diventare Tether la stablecoin più utilizzata al mondo.

Successo e ombre

L’ascesa è rapida, ma non senza polemiche. Le autorità americane hanno accusato Tether e Bitfinex di non aver detto tutta la verità sulle riserve a copertura dei token. Nel 2021 arriva un accordo con la giustizia di New York: una multa milionaria per chiudere la vicenda senza ammettere colpe. Al centro delle critiche, sempre lui: Giancarlo Devasini.

È il CFO, l’uomo che gestisce i cordoni della borsa, il garante finanziario di un impero costruito più sull’opacità che sulla trasparenza, secondo i detrattori. Schivo, raramente parla in pubblico, non concede interviste. Preferisce muoversi dietro le quinte, lontano dai riflettori.

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