
Siamo contrari a qualsiasi nuova tassa che colpisca le nostre imprese, che già operano in un contesto fortemente condizionato da innumerevoli vincoli burocratici, pressione fiscale elevata e una crescente incertezza geopolitica. Ogni ulteriore carico rischia di compromettere la tenuta e lo sviluppo del nostro tessuto produttivo e di conseguenza sociale.
In questo quadro, la proposta avanzata dalla Commissione Europea di introdurre un contributo sul fatturato delle imprese con ricavi superiori a 100 milioni di euro rappresenta una misura irragionevole e controproducente. Il cosiddetto Core, pensato per finanziare l'aumento del bilancio UE 2028-2034, colpirebbe migliaia di imprese che operano all'interno dell'Unione e che già oggi fronteggiano dazi e condizioni di concorrenza meno favorevoli rispetto ai competitor mondiali. Oltretutto, gravare sul fatturato anziché sugli utili, senza tenere conto delle effettive marginalità e cicli economici settoriali, è un errore molto grave. Penalizza chi investe, chi cresce, chi crea occupazione. Si tratta di una misura che danneggerebbe in modo significativo il nostro Paese e, in particolare, il territorio di Assolombarda: su circa 4mila imprese italiane con fatturato sopra i 100 milioni di euro, nel «quadrilatero» Milano, Monza e Brianza, Lodi e Pavia hanno sede ben 1.200 di queste aziende, che danno lavoro a più di 2 milioni di persone e incidono per circa due terzi del valore aggiunto delle imprese del territorio.
Secondo una stima del Centro Studi Assolombarda, effettuata applicando i contributi forfettari previsti nella proposta della Commissione per i diversi scaglioni sui bilanci 2023, circa 900 milioni di euro dei 6,8 miliardi di gettito previsti a livello europeo verrebbero da imprese italiane. Di questi, oltre 300 milioni di euro - quindi un terzo del totale nazionale - arriverebbero da aziende con sede nel nostro «quadrilatero». Questo significa colpire non solo il cuore della manifattura, ma anche del commercio, dei servizi avanzati e dell'export italiano. Significa indebolire le aziende che trainano l'innovazione, che sostengono l'intera filiera delle Pmi, che rappresentano il motore della crescita. In un momento in cui le imprese devono fronteggiare costi energetici elevati, condizioni creditizie più restrittive e una crescente volatilità dei mercati globali, l'ipotesi di una simile tassa è miope e culturalmente sbagliata. È un controsenso rispetto agli stessi obiettivi dichiarati dalla Commissione, che da un lato correttamente propone un Fondo per la Competitività e dall'altro introduce una lama fiscale che mina la solidità delle imprese e scoraggia l'investimento e l'attività produttiva. Ora è quindi il momento che i nostri rappresentanti in Europa intervengano con determinazione a difesa delle nostre imprese in sede di confronto con il Parlamento Europeo e il Consiglio affinché questa proposta venga definitivamente cancellata.
Ciò di cui hanno bisogno le imprese in Europa è di aprire una nuova stagione industriale ambiziosa per diventare un luogo di crescita e sviluppo. Bisogna farlo al più presto: il resto del mondo corre veloce e noi non possiamo rimanere fermi.*Presidente di Assolombarda