I migliori vini da bere a Pasqua quest'anno

Quali vini bere a Pasqua? Dieci perle dell'enologia italiana da mettere in tavola

I migliori vini da bere a Pasqua quest'anno

La premessa d’obbligo è che la scelta del vino dipende soprattutto dal menù. Quando si ragiona su quali vini bere a Pasqua o in occasione di ricorrenze da celebrare con amici o parenti, partire dagli abbinamenti può decisamente semplificare la vita.

Che si voglia andare sul sicuro bevendo prodotti classici di grande affidabilità, o che si preferisca la scoperta di un vitigno meno noto, la scelta non manca. Basti pensare all’altissima qualità che il comparto ha messo in mostra a Vinitaly e in una serie di altre occasioni tra le quali Summa, rassegna che si è svolta nella Tenuta Alois Lageder in Alto Adige.

Il Maria Vittoria di Terre di San Rocco

Nel mondo degli spumanti metodo classico, dando per scontati i blasonati Trento Doc Giulio Ferrari Riserva del Fondatore o il Franciacorta Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco, due vini di straordinaria armonia, complessità ed eleganza le cui quotazioni non sono proprio per tutte le tasche, il nome perfetto per stupire gli amici con un prodotto di grandissima finezza e qualità è il Maria Vittoria Brut Nature di Terre di San Rocco. Realizzato partendo da uve 100% Pinot Grigio e affinato con una lunga permanenza sui lieviti, nasce a Roncade (Treviso) ed è una perla rara (e rosé) che regge tranquillamente tutto il pasto.

Le 13 Lune di La Casaia

A chi ama lo spumante solo in apertura di pasto l’Oltrepò Pavese propone il metodo classico biologico 13 Lune di La Casaia, piccola azienda che è partita da una rigorosissima selezione di uve Pinot Nero raccolte esclusivamente a mano per dar vita a un vino in cui sentori floreali e di albicocca, accompagnati da note minerali, si fondono con grande equilibrio. Perfetto per l’aperitivo e per accompagnare antipasti delicati a base di pesce.

Il Lambrusco 80 vendemmie di Quistello

Restando in tema di vini frizzanti, anche se non metodo classico, un abbinamento capace di conquistare e stupire al tempo stesso è quello tra il Lambrusco di Quistello 80 Vendemmie e un antipasto di terra, con salumi, formaggi e uova. Il vino ha una straordinaria piacevolezza ed esprime tutta la passione con cui la Cantina Sociale di Quistello (Mantova) offre ormai da quasi un secolo prodotti che sono perfetta espressione del territorio. Da servire fresco. Perfetto da bere a Pasqua, ma anche per la gita fuori porta di Pasquetta.

Il Mataossu di Punta Crena

Nome apparentemente sardo, ma natali al 100% liguri, per il Reinè Mataossu – Colline Savonesi IGT prodotto dall’azienda agricola Punta Crena, della famiglia Ruffino, a Finale Ligure (Savona). Questo bianco fermo, che nasce da un vitigno autoctono ligure decisamente poco conosciuto, il mataosso, regala la sensazione che l’estate possa non finire mai. Come se le vigne, affacciate direttamente sul mare riuscissero a trasferire nel bicchiere i profumi della macchia mediterranea, la luminosità del sole e la brezza marina. Una vera coccola, ideale per esaltare antipasti di pesce.

Il Trebbiano d’Abruzzo Vigna Storica di De Sterlich

Sempre restando in tema di bianchi, una vera chicca è il Trebbiano d’Abruzzo Vigna Storica Doc della Tenuta De Sterlich, in provincia di Teramo. Prodotto in poco più di 3 mila bottiglie, nasce da una vigna impiantata nel 1971 e recentemente riconvertita al biologico: giallo brillante, al naso presenta note di camomilla e timo. In bocca è piacevolmente sapido, con finale morbido e lungo. Ottimo con antipasti di pesce, ma anche con formaggi erborinati e stagionati.

Il Five Roses di Leone de Castris

Per chi amasse i rosati, il Five Roses di Leone de Castris, azienda salentina con alle spalle una lunghissima storia, va provato anche solo per il fatto di essere stato il primo rosato a essere imbottigliato in Italia nel 1943. Prodotto con Negroamaro (90%) e Malvasia Nera (10%), ha un colore rosa corallo, sentori di ciliegie, fragoline e fiori freschi. Da abbinare a risotti, piatti di pesce e carni bianche.

Il Conero Riserva Dorico di Moroder

E i rossi? Quali vini bere a Pasqua? Dando anche qui per scontati i grandi toscani, i classici piemontesi e i veneti della Valpolicella, una certezza è rappresentata dal Conero Docg Riserva Dorico, della cantina Moroder. Compagno ideale di arrosti, stracotti, sughi di selvaggina e di tutti i formaggi a lunga stagionatura, è prodotto con uva 100% Montepulciano da vigne con 55 anni di vita. Al naso regala amarene mature e spezie; in bocca un’eleganza d’altri tempi e un equilibrio straordinario.

Il Gran Masetto di Endrizzi

Altro rosso da provare almeno una volta nella vita è il Gran Masetto della Cantina Endrizzi, in provincia di Trento. Vinificato con uva Teroldego Rotaliano, vitigno autoctono trentino, lasciata appassire in cassette come si usa in Valpolicella per l’Amarone, è in grado di esprimere una ricchezza e un’eleganza rare. Rosso rubino intenso, quasi denso. Al naso ha note tostate, minerali, di spezie, di vaniglia e burro. Un vino di grande potenza ed equilibrio, ideale con carne rossa e selvaggina.

Il Ben Rye di Donnafugata

Dulcis in fundo, cosa bere con la colomba, la pastiera o altri dessert della tradizione? Intanto, vietato stappare uno spumante secco. Per chi cerca eleganza, sentori di frutta candita, passione e intensità, il passito di Pantelleria Ben Ryé di Donnafugata è più che una certezza. Prodotto con una Zibibbo, ha colore dorato con luminosi riflessi ambrati. Al naso note fruttate di albicocca e scorza di arancia candita. In bocca dolce, intenso, persistente. Perfetto per un fine pasto rilassato. Ideale con pasticceria secca, cioccolato e crostate.

Il Moscato Cocchi

Più indicato per chi vuole finire il pasto con vivacità è il Moscato d’Asti di Giulio Cocchi, espressione splendida di ciò che questo vitigno aromatico (il Moscato) sa offrire. Colore brillante, al naso offre un aroma ricco, intenso e fruttato, con note di glicine, acacia e miele.

Ideale per accompagnare una fetta di colomba, ma anche per il pic nic di Pasquetta. Da servire rigorosamente freddo per regalare un po’ di leggerezza alle nostre coscienze appesantite dalle libagioni pasquali.

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