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La sfida della normalità: così Mps ​può dimenticare i disastri targati Pd

Mps verso il rilancio: il governo Meloni tra aumento di capitale e nomine vuole riportare il Monte nel mercato

Mps, dopo le nomine obiettivo normalità

Dimenticare i disastri dell'era di dominazione del Partito Democratico e puntare al tempo stesso a dar normalità alla banca più antica del mondo: su Mps, alla luce delle crisi degli ultimi anni, l'obiettivo del governo Meloni sarà quello di consolidare la stabilità di Rocca Salimbeni e consentire un ordinato ritorno sul mercato.

Il Monte dei Paschi di Siena, nazionalizzato dal governo Renzi, affronta la sfida della normalizzazione e del possibile ritorno sul mercato. A cui il governo Meloni ha contribuito con un passaggio fondamentale, quello del rinnovo del Consiglio di amministrazione, all'insegna del pragmatismo. La conferma dell'amministratore delegato, Luigi Lovaglio, capace di riportare la mera attività operativa di Mps in attivo è un segnale distensivo nei confronti di mercati in subbuglio che, nella fase più dura del decennio per i titoli finanziari, non hanno affatto travolto una banca all'angolo dopo anni di crisi.

Anzi: Mps prosegue su un percorso lineare. Il cambio di management è avvenuto con il superamento dell'influenza tradizionale del Pd e il passaggio di mano senza scossoni tra il vecchio e il nuovo Cda, mantenendo Lovaglio come perno. La presidentessa Patrizia Grieco, ultima di una serie di presidenti legati all'area dem, ha lasciato spazio al successore, l'avvocato Nicola Maione. Questi è un consigliere della banca ritenuto gradito al centrodestra e in particolar modo alla Lega di Matteo Salvini, ai tempi del cui governo con il Movimento Cinque Stelle fu nominato presidente di Enav. Ma non è la vicinanza politica a fare la differenza, quanto piuttosto la complementarietà tra la sua figura e quella di Lovaglio. Entrambi, poi, hanno lavorato all'aumento da capitale da 2,5 miliardi di euro del novembre scorso, tra i primi atti mediati dal governo Meloni.

Maione conosce l'ad entrato in carica nel 2022 essendo parte anche del consiglio di amministrazione uscente ed ha l'esperienza maturata da consigliere dell'Associazione bancaria italiana. La sua nomina è un banco di prova per il centrodestra per plasmare una classe dirigente rinnovata per le partecipate e Mps sarà un terreno cruciale per comprendere il nuovo corso del governo dell'economia. L'esecutivo Meloni e il Ministero dell'Economia e delle Finanze di Giancarlo Giorgetti hanno scommesso sulla prospettiva che il piano di Lovaglio, in prospettiva proiettato verso 4mila esuberi e il rafforzamento della patrimonializzazione. Il piano industriale 2022-2026 prospetta l'aumento, centrato, dei ricavi oltre i 3 miliardi di euro dell'ultimo esercizio e nel 2026 spinge verso la crescita degli utili a 909 milioni di euro al netto dei costi di esubero e gestione.

A febbraio, dopo l'aumento di capitale varato dal governo, Mps è uscita dalla blacklist europea delle banche "sorvegliate speciali" per la supervisione della Bce e dell'Eurosistema. Ai sensi di questo, riporta Affari Italiani, "dovrà presentare i bilanci con cadenza trimestrale e non più mensile. Si tratta di un ennesimo passo in avanti verso la normalità". In fin dei conti, questo è l'obiettivo di Meloni e Giorgetti per Mps: la normalità e l'ordinarietà. Mps deve tornare a essere una banca come tutte le altre. Con i suoi alti e bassi, le sue sfide, i suoi business di riferimento, le sue dinamiche di mercato. Dando ordine al settore e un futuro a Rocca Salimbeni, custode del più antico istituto al mondo.

La strada del governo verso questo obiettivo passa per la stabilizzazione del capitale e il successo del piano industriale a cui si è data continuità.

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