La fibra ottica, quella che porta Internet nelle nostre case, potrebbe presto diventare anche un gigantesco orecchio capace di sentire i movimenti della terra, le vibrazioni del traffico, le onde del mare.
È l’obiettivo del progetto europeo Sensei, presentato nella sede romana di Open Fiber, che riunisce università e centri di ricerca di diversi Paesi nello sviluppo di una nuova generazione di tecnologie di sensing distribuito: strumenti in grado di trasformare i cavi in sensori sismici e ambientali, senza bisogno di installare apparecchi dedicati. “Il progetto Sensei è una scommessa sulla quale ha puntato Open Fiber già da otto anni – spiega Francesco Carpentieri, Responsible Transport Network di Open Fiber – sin da subito abbiamo iniziato ad immaginare quali potessero essere i servizi migliorativi, soprattutto per l’utilizzo alternativo della fibra ottica. Già nel 2018 iniziamo ad immaginare di utilizzare la fibra per la detection dei sismi. Questo progetto da un livello nazionale è passato alla comunità europea. Il progetto Sensei è è un ulteriore skylab di ulteriori casi di uso. I test coinvolgeranno le reti OpenFiber e GAR, con esperimenti previsti tra Ascoli Piceno e Teramo, nei Campi Flegrei e su tratte sottomarine tra Sicilia e Malta. L’obiettivo è dimostrare che anche le infrastrutture già in uso possono diventare una rete di sensori diffusa, utile per monitorare terremoti, frane, traffico e attività vulcaniche.
“Siamo in una nuova fase con il progetto Sensei – sottolinea André Herrero Primo ricercatore per INGV, partner del progetto –
dove sperimentiamo nuove tecniche di esplorazione del dato sulla fibra per osservare fenomeni come ad esempio gli tsunami, i movimenti del terreno quando c’è un’eruzione vulcanica ma anche per il rilevamento dei terremoti”.