
Se, in termini generali, il proverbio l'abito non fa il monaco mantiene intatto il suo significato che è quello di non ridurre la persona alle apparenze, nel caso di Giorgio Armani si può invece affermare che l'abito fa il monaco, ovvero che in lui non vi è separazione tra vicenda umana e professionale. E che i risultati più che eccellenti che ha ottenuto nel lavoro siano intimamente legati al suo valore come persona. Insomma, un homo oeconomicus a tutto tondo. In questi giorni si è scritto moltissimo di Giorgio Armani, di quel che ha rappresentato, del suo straordinario talento. Tuttavia, non si è dato il giusto risalto al fatto che lui è stato un grande imprenditore. Cioè, un uomo che ha saputo costruire un'impresa nel mercato della moda apprezzata in tutto il mondo. Armani ha reso la sua meravigliosa creatività e struggente passione per la bellezza un esempio concreto di attività imprenditoriale di oggettivo successo. Nei giorni seguiti alla sua morte, l'enfasi posta per lo più sul suo essere un creativo e un visionario penso che esprima una novecentesca miopia italiana, quella di non tenere in giusta considerazione la figura dell'imprenditore; uno storico tic ideologico che vede nell'imprenditore la sagoma del padrone con tutto il carico di negatività che si porta appresso. Perciò, tutti o quasi disponibili a spendere belle parole per il Giorgio Armani creativo assai meno solerti a evidenziare il suo talento di imprenditore. Pertanto se è vero come è vero che per Giorgio Armani calza a pennello l'espressione che l'abito fa il monaco, ciò è potuto succedere perché nella sua persona tutto si è tenuto insieme.
Uomo geniale, creativo, visionario. E dunque: imprenditore geniale, creativo, visionario. Due facce della stessa medaglia. La storia imprenditoriale di Giorgio Armani parla di un'eccellente economia reale taglia e cuci.www.pompeolocatelli.it