Raccolti a rischio per il clima: le aziende ricorrono all'agricoltura di precisione

In Lombardia il protocollo sperimentale Combi Mais ha consentito di aumentare la produzione anche in presenza di eventi climatici estremi, raggiungendo la resa record di oltre 17 tonnellate di mais a ettaro

Raccolti a rischio per il clima: le aziende ricorrono all'agricoltura di precisione
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L’agricoltura di precisione può rappresentare una risposta alle sfide poste dai cambiamenti climatici, il cui impatto sulla produzione agroalimentare si sta già facendo sentire, ma rischia di aumentare ulteriormente nei prossimi anni. I fenomeni estremi a cui abbiamo assistito anche la scorsa estate, caratterizzata da temporali, nubifragi, periodi di temperature estreme e fasi di siccità prolungata, possono infatti danneggiare i raccolti, peggiorarne la qualità e far proliferare micotossine.

La tecnologia può però consentire di limitare i danni e, in certe situazioni, addirittura di ottenere raccolti migliori di quelli che si sarebbero ottenuti in passato. Questo, almeno, è quanto insegna l’esperienza di Combi Mais, progetto sperimentale per la coltivazione del mais messo a punto da Mario Vigo, dell’Azienda agricola Folli, realtà lombarda con sede a Robbiano di Mediglia, alle porte di Milano.

Dieci anni di sperimentazione

Il protocollo messo a punto da Vigo e dal suo team ha, infatti, celebrato i dieci anni di sperimentazione con un risultato da record: il raccolto 2023 ha raggiunto la ragguardevole soglia delle 17,6 tonnellate di granella di mais a ettaro. E lo ha fatto producendo un prodotto sano dal punto di vista delle micotossine e di alta qualità nonostante l’estate 2023 abbia presentato anche nell’area milanese condizioni climatiche estreme.

“Il mais rappresenta un prodotto strategico, perché è l’unico cereale multifunzionale con cui alimentiamo esseri umani e zootecnia e produciamo anche energia”, ha sottolineato Mario Vigo, titolare con il fratello Andrea dell’Azienda Agricola Folli e ideatore del progetto, di cui ieri sono stati presentati i risultati. “Noi avevamo lanciato il nostro protocollo durante Milano Expo 2015, facendolo poi evolvere in un progetto di ricerca e innovazione per fare un’agricoltura non solo produttiva, ma anche qualitativa”. Un’esperienza che ha consentito all’Azienda agricola Folli, che proprio quest’anno celebra i cent’anni di attività, di diventare punto di riferimento per la filiera della coltivazione del mais in quella che rappresenta la prima regione agricola d’Italia, la Lombardia, e una delle prime in Europa.

Irrigazione a goccia e concimi ad alta efficienza

Non solo. Il protocollo, infatti, si è rivelato in anticipo sui tempi anche su un tema che oggi è diventato trasversale e interessa pressoché tutti i settori produttivi, quello della sostenibilità. Grazie all’irrigazione a goccia e alla micro-irrigazione, le diverse fasi della coltivazione Combi Mais garantiscono un risparmio idrico notevole. E anche i concimi organo-minerali ad elevata efficienza previsti dal protocollo sono già in linea con il Green Deal europeo.

Il tutto con un aumento della capacità produttiva che ha permesso di contrastare almeno in parte gli effetti del costante calo delle superfici investite a mais nel nostro Paese. “Nel 2010 in Italia avevamo 996mila ettari di mais, che nel 2022 sono diventati 573mila”, ha sottolineato Vigo. “Nel 2010 la Lombardia aveva 330mila ettari di mais e nel 2022 ne abbiamo 180mila”.

L'importanza della produzione nazionale

Un calo significativo, che ha fatto della questione redditività delle colture un tema cruciale. Tanto più dopo che la pandemia globale e il conflitto in Ucraina hanno messo in evidenza l’importanza, anche strategica, di una produzione nazionale affidabile e di qualità.

“Oggi ci sono circa 25 mila ettari in Lombardia coltivati secondo il protocollo Combi Mais, ma la ricerca non si deve fermare”, aggiunge Vigo.

“In tal senso è fondamentale il ruolo delle istituzioni, che devono proteggere le produzioni alimentari nazionali, che spesso sono nettamente superiori in termini di qualità e garanzie rispetto a prodotti che arrivano dall’estero”.

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