Stellantis punta 10 miliardi sugli Usa

Piano di rilancio per Chrysler. Il 20 ottobre il vertice verità per le fabbriche italiane

Stellantis punta 10 miliardi sugli Usa
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Parte dal mercato Usa, il più importante per il gruppo, il nuovo corso di Stellantis sotto la guida di Antonio Filosa. In attesa di conoscere, nei primi mesi del 2026, il piano industriale e strategico globale, dagli Stati Uniti l'agenzia Bloomberg rilancia l'indiscrezione del maxi-investimenti di 10 miliardi di dollari sul mercato più redditizio per l'azienda. In pratica, Stellantis starebbe per annunciare altri 5 miliardi di dollari di nuove risorse che si aggiungono all'impegno analogo precedente. Interessati sono gli impianti in Illinois e Michigan anche con nuove assunzioni. In arrivo anche un piano prodotti, incluso il rilancio del marchio Chrysler. Pressioni sulla Casa Bianca sarebbero inoltre in atto contro i dazi riguardanti le importazioni dal Messico, dove Stellantis ha un'importante presenza e sforna i pick-up Ram. Ad anticipare a Donald Trump la volontà di investire massicciamente sugli Usa era stato tempo fa il presidente John Elkann.

Obiettivo di Filosa è ridare forza al gruppo negli Usa dopo le importanti perdite di quote mercato, gli stop produttivi, le scorte record di veicoli invenduti e gli scontri con il sindacato Uaw dell'epoca Tavares.

Il cambio di passo Oltreoceano è intanto tangibile nelle vendite, salite del 6% nel terzo trimestre (324.825 veicoli) per una quota di mercato mensile più alta, a settembre, degli ultimi 15 mesi.

Bene gli Usa, dunque, mentre ora tocca all'Europa e più specificamente all'Italia conoscere le intenzioni di Filosa sul futuro. Vista l'incertezza che regna nel Vecchio continente, ancora in bilico tra chi insiste sulla mobilità tutta elettrica dal 2035 e chi fa di tutto per convincere Bruxelles a rivedere i piani e puntare sul pragmatismo della neutralità tecnologica, le reali linee guida arriveranno solo a decisioni prese. Il 20 ottobre prossimo, nell'incontro a Torino con i sindacati italiani, da Filosa sono comunque attese indicazioni concrete alla luce dello stato di grave crisi in cui si dibatte la produzione: non bastano, infatti, la Fiat 500 ibrida di Mirafiori e la nuova Jeep Compass a Melfi a risollevare la situazione. I sindacati hanno perso la pazienza: «Vogliamo sapere adesso cosa Filosa intende fare. Basta annunci e promesse. I tempi non sono compatibili con il dramma che stanno vivendo i lavoratori. Aspettare il 2026 significa continuare ad accumulare perdite e disastri», avverte Rocco Palombella, leader Uilm. Per l'Italia, inoltre, entro l'anno finiranno i 2 miliardi destinati a impianti e innovazione, oltre ai 6 miliardi di acquisti dai fornitori. E dopo?

Alle fabbriche italiane ferme, si sono intanto aggiunte quelle in alcuni Paesi europei. Le preoccupazioni, a questo punto, riguardano l'intero Continente, allo stato attuale l'anello debole del gruppo. Non è così in Marocco dove Stellantis ha riversato 1,2 miliardi per raddoppiare la capacità produttiva a Kenitra, mirando a produrre un milione di veicoli l'anno entro il 2030.

Anche in Algeria il gruppo sta accelerando i piani e c'è chi parla di produrvi anche modelli Alfa Romeo, fino a pochi anni fa intoccabili come made in Italy, Junior a parte. Tutti Paesi premiati dal basso costo di manodopera ed energia, oltre che dagli stimoli dei rispettivi governi.

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